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4월7일(4월4일) 시칠리아의 복자 윌리암(노토의 복자 굴리엘모)

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유화정 [wjyou57] 쪽지 캡슐

2012-05-10 ㅣ No.2107



축일 4월7일(4월4일)
시칠리아의 복자 윌리암 , OFS
(= 노토의 복자 굴리엘모)
Beato Guglielmo di Noto Eremita
Noto (Siracusa), c.a. 1309 - Scicli (Ragusa), 4 aprile 1404
Beatificato con breve del 9 aprile 1537 da Papa Paolo III.
Blessed William Cufitella of Sicily
Blessed William Cufitella



  빌리암 쿠피텔라(William Cufitella)는 원래 재속 프란치스코 회원으로 살다가 시칠리아(Sicilia)의 쉬클리 근교에서 은수자가 되었다. 그는 자신의 작은 움막에서 기도와 극도의 고행을 행하면서 70여 년을 살았다. 그는 주로 자신이 심고 거둔 채소를 먹었다. 또한 그는 인근의 환자나 가난한 사람들을 찾아보기 위하여 잠깐씩 은둔소를 비운 적이 있을 뿐이었다. 많은 사람들이 그에게 와서 영적 지도와 권고를 받았고, 피아첸차(Piacenza)의 성 콘라두스(Conradus)와 가깝게 지냈다.

   빌리암은 95세의 일기로 선종했는데 이상한 종소리를 듣고 쉬클리 주민들이 그의 은둔소에 가보니 성인은 무릎을 꿇은 자세로 숨져 있었고, 그 위로 천상의 빛이 내리비치고 있었다고 한다. 윌리엄으로도 불린다. 그에 대한 공경은 1537년에 승인되었다.
(가톨릭홈에서)

* 피아첸차의 성 콘라두스 축일 : 2월19일













 

Beato Guglielmo di Noto Eremita
4 aprile 
Noto (Siracusa), c.a. 1309 - Scicli (Ragusa), 4 aprile 1404

Nato a Noto (SR) nel 1309, dalla nobile famiglia Buccheri, da giovanissimo entrò a far parte della corte di Re Federico II col ruolo di paggio. Un giorno in una battuta di caccia alle falde dell'Etna un grosso cinghiale stava aggredendo il Sovrano, allorché il giovane paggio Guglielmo si gettò armato sulla bestia, salvando la vita al Re, ma riducendosi in fin di vita per un morso ricevuto dal cinghiale. Guarito per intercessione della Martire Agata, decide di darsi alla vita eremitica prima nella sua città di Noto, dopo, per ispirazione della Vergine Maria nella città di Scicli (RG) dove morirà il 4 aprile 1404. Beatificato con breve del 9 aprile 1537 da Papa Paolo III.

Patronato: Invocato per ottenere la pioggia

Martirologio Romano: A Scicli in Sicilia, beato Guglielmo Cuffitelli, eremita, che, abbandonata la passione per la caccia, visse per cinquantasette anni in solitudine e in povertà.

Nato a Noto (SR) in un giorno imprecisato del 1309 dalla nobile famiglia "Buccheri", giovanissimo fu introdotto alla corte del re di Sicilia Federico II, dove per molti anni occupò il ruolo di uno degli scudieri del monarca.
Nel 1337 durante una battuta di caccia nei boschi alle falde dell'Etna, Guglielmo cavalcava al fianco del suo Re, quando da un cespuglio sbuca fuori un enorme cinghiale che si lancia addosso al sovrano. Guglielmo prontamente si getta sulla bestia, riuscendo a salvare la vita al Re, ma non riesce ad evitare un ferale morso al fianco che lo riduce in fin di vita.
Trasportato a Catania, un consiglio di medici prontamente convocato dal Re, non può far altro che costatare la gravità della ferita e concludere che allo sfortunato scudiero non restano che poche ore di vita.
Mentre Guglielmo è in agonia in sogno gli appare la Martire Sant'Agata che gli dice queste parole: "Sorgi Guglielmo, Fratello mio, abbandona la corte e va nella solitudine, dove Dio parlerà al tuo cuore".
L'indomani, tra lo stupore generale della corte, Guglielmo si leva dal letto perfettamente guarito.
Portatosi al cospetto del suo Sovrano, che lo accoglie con gioia, gli parlò della visione avuta nella notte, e del suo desiderio di darsi alla vita eremitica. Il Re riconoscente verso il suo scudiero tenta di trattenerlo a se, ma vista l'irremovibilità di Guglielmo, lo convince ad accettare almeno un cavallo e una borsa di denaro.
Partito da Catania per rientrare nella natia Noto, giunto in località chiamata "primosole", incontra un mendicante, con cui scambia gli abiti, e gli dona pure il cavallo e la borsa di denaro che aveva ricevuto dal Re. Da questo momento incomincia la nuova vita di Guglielmo, che rientrato a Noto occupa un eremitorio detto "Le Celle" attiguo alla chiesetta di Santa Maria del Crocefisso, dove si dedica alla preghiera e al servizio dei poveri, tra lo stupore dei suoi concittadini, che lo ricordavano bello e potente al servizio del Re e ora lo vedono umile e dimesso eremita nel saio di terziario Francescano. Nel 1343 accolse nel suo eremitorio delle "celle" un altro terziario Francescano, il piacentino Corrado Confalonieri, oggi Santo anche lui e patrono della città di Noto. Nel 1340 dopo diversi anni di fraterna convivenza, i due anacoreti decidono di separarsi, pare perché continuamente molestati da un nipote di Guglielmo, cotal Pietro Buccheri, che non sopportava che lo zio avesse abbandonato la corte reale e si fosse dato alla vita di misero eremita. Corrado si ritirerà nell'impervia contrada dei "pizzoni" sempre nei dintorni di Noto, dove passerà al cielo il 19 febbraio 1351. Guglielmo, pare per ispirazione della Vergine Maria, si porterà a Scicli, dove vivrà in una misera casupola adiacente alla chiesetta di Santa Maria della Pietà, esistente fuori dell'abitato. La sua lunga vita (vivrà 95 anni) passerà tra il servizio alla suddetta chiesa in qualità di sagrestano, e la questua tra i benestanti del paese, a cui chiedeva cibarie da donare ai poveri. Si racconta che per mettere in atto il consiglio evangelico di fare la carità in modo che la " Sinistra non sappia ciò che fa la tua destra", egli, quando sapeva un caso di una famiglia bisognosa, lasciasse gli aiuti dietro la porta di notte, bussava e correva a nascondersi in modo che nessuno potesse sapere che era lui a lasciare quei doni.
Un altro suo merito fu di accendere nell'animo della popolazione di Scicli, una grandissima devozione per il culto a Maria SS.della Pietà, e di aver istituito una processione la domenica delle palme, detta della "penitenza", i cui partecipanti si flagellavano a sangue. La processione si svolge ancora oggi, con l'antichissimo simulacro di Maria SS. Della Pietà, anche se dal 1840 sono proibite le flagellazioni. Moltissimi sono i miracoli che si attribuiscono al Beato Guglielmo, sia in vita che in morte, come sono attestati negli atti del processo di beatificazione. Passò alla gloria del cielo il 4 aprile 1404, venerdì Santo, allorché per salutare la sua anima benedetta, nonostante il divieto imposto dalla liturgia del venerdì Santo, le campane delle chiese di Scicli suonarono da sole a festa.
Fu beatificato con breve del 9 aprile 1537 da Papa Paolo III.
I suoi resti mortali sono rinchiusi in un prezioso busto di argento che lo raffigura, busto che a sua volta viene custodito in una preziosa urna d'argento nella chiesa madre di Scicli. L'iconografia tradizionale lo raffigura nel saio Francescano con un bastone in una mano (pare fosse claudicante per i postumi della ferita del cinghiale), e nell'altra mano tiene un crocefisso. Il crocefisso che tiene in mano il busto reliquiario è lo stesso che stringeva al petto la mattina del 4 aprile 1404 allorché fu trovato morto.
La popolazione di Scicli lo invoca nel mese di aprile, allorché a causa della siccità ingialliscono i campi, per ottenere la pioggia.
Nel passato veniva invocato per ottenere la guarigione dall'ernia e ancor più per guarire dal morbo durante le pestilenze.

Quando la data di culto cade nella settimana santa il calendario liturgico regionale della Sicilia ne celebra la memoria il II sabato dopo Pasqua.


Autore: Claudio Magro


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Aggiunto il 2004-03-23

 

 

 

April 7
Blessed William Cufitella
d1537
 
Blessed William Cufitella Franciscan tertiary hermit at Scicli  70 yrs OFM Tert., Hermit (AC)
Born in Noto, Sicily; cultus approved in 1537. For 70 years William lived as a Franciscan tertiary hermit at Scicli (Benedictines).
WILLIAM CUFITELLA was a Franciscan tertiary who became a hermit near Scicli in Sicily, and spent about seventy years in his little cell, giving himself up to prayer and to very severe mortifications. He lived on the vegetables which he cultivated in his garden and on a small part of what the faithful brought to him. He seldom left his hermitage except to visit and relieve the sick poor for whom he had great compassion, or to tend the adjacent chapel of our Lady of Pity which had been committed to his charge. Many people came to him for guidance and direction in their spiritual life. A very close friendship united him to another saintly solitary, Bd Conrad of Piacenza, who would come over from Pizzoni to pass Lent with him.

Bd William was ninety-five years of age when he died. The people of Scicli, hearing the sound of bells, hurried out and found the old man dead on his knees, hands joined in prayer, surrounded by beams of heavenly light. The town, which afterwards made him its protector in thanksgiving for preservation from plague, still keeps his feast. His cultus was approved in 1537.
 

See the Acta Sanctorum, April, vol. i (under April 4), where some fragments are printed from the beatification process Cf. also Leon, Aureole Seraphique (Eng. trans.), vol. ii, pp. 34-35.
 



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