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1월24일(1월31일) 복녀 바울라 감바라 코스타

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유화정 [wjyou57] 쪽지 캡슐

2014-05-08 ㅣ No.2140

 

 

축일 1월24일(1월31일)
복녀 바울라 감바라 코스타, 3회
Beata Paola Gambara Costa Terziaria francescana
24 gennaio (29 marzo)  
m. 24 gennaio 1515

La devozione crebbe sempre più tra la popolazione e molte guarigioni miracolose si verificarono: il 14 agosto 1845 Papa Gregorio XVI proclamò Beata la Contessa Paola Gambara Costa.

 

24 de enero
BEATA PAULA GAMBARA DE COSTA (1463-1515)


Enero 24:

Beata Paula Gambara Costa. Viuda de la Tercera Orden (1473?1515)
Su culto fue aprobado por Gregorio XVI el 14 de agosto de 1845.

 

 


  바울라 감바라 코스타는 이탈리아의 브레시아(Brescia)에서 태어났고, 12세 때에 베나스코(Benasco)의 루이스 코스타(Louis Costa) 백작과 결혼하였다. 그녀의 남편은 작은 형제회의 유명한 사제였던 키바소(Chivasso)의 안젤루스(Angelus, 4월 12일)의 도움과 자문을 받았으므로, 아내가 자기 집으로 오기 전에 먼저 안젤루스(Angelus) 신부에게 보냈다고 한다. 그녀는 매일 첫 새벽에 일어나 아침기도와 로사리오를 바쳤고, 그 얼마 뒤에는 인근의 프란치스코 성당에 찾아가서 미사에 참례하였다. 오후가 되면 그녀는 성모소일과를 바쳤고, 저녁에는 밤기도와 로사리오 기도를 또 바쳤다. 그녀는 1488년에 첫아들을 낳았는데, 그때 그녀의 나이는 15세였다. 이 젊은 아내는 남편이 일어나기 전에 걸인들에게 많은 음식을 나누어 줄만큼 사랑이 차고 넘쳤다.

  

  한편 남편은 행실이 나쁜 다른 젊은 여자를 사귀었는데 그 과정에서 아주 나쁜 사건이 터졌다. 그 젊은 여자가 독살된 듯 죽어버린 것이었다. 그 때문에 그녀가 독살했다는 소문이 돌았지만 바울라는 끝까지 인내하여, 오히려 남편을 감복시켜 하느님의 품으로 돌아오게 하였다. 그녀의 자선 이야기는 수없이 많다. 길을 가다가 걸인을 만나면 입고 있던 겉옷과 신발까지 벗어 주었으므로 가끔 맨발로 걸어가는 그녀를 본 사람들이 많았다고 한다. 그녀는 42세에 선종하였다. 그녀에 대한 공경은 1845년 교황 그레고리우스 16세(Gregorius XVI)에 의해 승인되었다.
(가톨릭홈에서)

 

 

 

 

 

 

 

 


Beata Paola Gambara Costa Terziaria francescana
24 gennaio (29 marzo)  
m. 24 gennaio 1515

 

Data in sposa appena dodicenne al signore di Bene Vagienna, nel Cuneese, madre un anno dopo, la beata Paola Gambara Costa continuò a vivere le virtù cristiane in un ambiente dissoluto. Il marito per questo la angheriò e tra le crudeltà che le fece subire ci fu anche la convivenza con la sua amante. Paola era nata nel 1463 in una nobile famiglia di Verola Alghise (oggi Verolanuova), nel Bresciano, dove era ammirata per la devozione e la bellezza. Dopo le principesche nozze (gli sposi furono ricevuti a Torino dal Duca di Savoia), iniziò il calvario, durante il quale ebbe un atteggiamento caritatevole verso chi la maltrattava (a Verolanuova c'è il detto «è stata provata come la beata Paola»). Fu sotto la direzione spirituale del beato Angelo di Chivasso e divenne terziaria francescana, spendendosi per i poveri. Morì nel 1515 e il suo culto è stato confermato nel 1845. Nelle immagini: la tela che ricorda il «miracolo delle rose»; si narra che, mentre dava pane ai poveri, il marito la scoprì, ma il cibo si trasformò in fiori.

Etimologia: Paola = piccola di statura, dal latino

Martirologio Romano: A Binaco vicino a Milano, beata Paola Gambara Costa, vedova, che, ascritta al Terz’Ordine di San Francesco, sopportò con tale pazienza il marito violento da indurlo a conversione ed esercitò sempre in modo egregio la carità verso i poveri.


Paola Gambara nacque a Verola Alghisi, oggi Verolanuova, nel Bresciano, il 3 marzo 1473: fu la primogenita di Pietro Gambara, uomo di grande nobiltà, molto ricco e cristianamente virtuoso, e di Taddea Caterina Martinengo, anch’essa nobile pia. Dopo di lei nacquero altri sei figli: Marietta, che divenne monaca, Ippolita che fu madre di quattordici figli, Laura, vedova, che si dedicò alla redenzione delle giovani di malaffare, Federico, Lodovico e Maddalena. Fin da piccola, Paola si mostrò dedita alla preghiera e alla carità: il suo primo confessore fu Padre Andrea da Quinzano del convento di Sant’Apollonio a Brescia. Nel 1484 il conte Bongiovanni Costa, signore di Bene, scudiero del Beato Amedeo IX, cavaliere di S. Michele dal 1453 e ambasciatore del Duca di Savoia presso la Serenissima Repubblica di Venezia, ospite di casa Gambara, fu colpito dalla purezza e dalle virtù della giovane e la chiese in moglie per il nipote Ludovico Antonio: il desiderio di Paola però era di entrare in convento. I suoi genitori presero tempo e il Conte Costa inviò a parlare con la ragazza il Beato Angelo Carletti da Chivasso: egli la persuase che come moglie e madre sarebbe comunque stata fedele e devota a Dio, grazie alla Fede. Le citò il Duca di Savoia Amedeo IX come esempio di moderazione cristiana in mezzo ai fasti e Paola acconsentì alle nozze. Nell’autunno del 1485 si celebrarono le nozze nel castello di Pralboino. Gli sposi, nella primavera del 1486, con un ricco corteo attraversarono Milano, Alessandria, Asti e Torino dove resero omaggio alla Corte Ducale dei Savoia. Giunsero infine nella città di Bene, città di origine romana col nome di Augusta Bagiennorum, sottoposta alla Signoria del Vescovo d’Asti dal 901 al 1387, occupata dal Duca Amedeo di Savoia, principe del ramo Acaja, divenuta nel  1413 feudo dei Costa di Chieri.
 Paola iniziò la sua vita come Signora di Bene: il marito era di poche parole con lei, ma si mostrava rispettoso, Paola era intenzionata ad essere una buona moglie e a voler bene a quell’uomo che amava la caccia e i banchetti con gli amici. A lei invece i banchetti pesavano e soprattutto i balli, ma era già così ai tempi in cui nel palazzo di Pralboino doveva presenziare a tali ritrovi con i genitori. La contessa scrisse a Padre Angelo Carletti una lettera in cui gli sottoponeva i propositi per le sue giornate:
 "Sul far dell’aurora, mi alzerò da letto, mi porterò alla Cappella di casa ove farò le mie orazioni: indi pregherò il Signore e la Beata Vergine per me peccatrice, il mio caro marito e quanti sono della sua e mia casa. Poi dirò a ginocchia piegate il Rosario per le anime dei defunti di tutte e due le famiglie, per amici e conoscenti. Se fossi malata, lo reciterò a letto. Finito il rosario, attenderò alla casa e alle cose del mio Signor Consorte; andrò poi ad ascoltare la Santa Messa dai Frati alla Rocchetta. Ritornata a casa, seguirò gli affari della medesima. Dopo pranzo reciterò l’Officio della Madonna e leggerò il libro mandatomi da lei, Padre Angelo. Seguiranno le mie faccende domestiche e il fare, come potrò, l’elemosina ai poveri. A sera, prima di cena, farò un’altra lezione spirituale e dopo cena, prima di coricarmi, ripeterò il Rosario. Ubbidirò a mio marito, lo compatirò nei suoi difetti e avrò cura che questi non vengano risaputi da nessuno; mi confesserò di quindici in quindici giorni, farò quanto posso per salvare l’anima mia".
 Il suo confessore divenne Padre Crescenzio Morra da Bene.
 Erano tempi durissimi per le popolazioni del Piemonte: si susseguivano calamità naturali, carestie, malattie e la miseria era ovunque. Così era a Bene, Trinità e Carrù, nelle terre dei Costa in quegli anni dolorosi quando i poveri  vivevano in misere abitazioni e giunsero a farsi il pane con i gusci di noce.
 La gente si avvicinava alle mura del castello che racchiudeva i granai nelle cantine e le ricchezze dei signori. I  servi gettavano dai bastioni gli avanzi dei sostanziosi pasti e tutti correvano per mettere qualcosa sotto i denti. La morte era una compagna quasi quotidiana di grandi e piccoli; soprattutto i bambini, i più deboli cadevano sotto la sua spietata falce.  Il Conte Costa non gradiva la vicinanza del popolo sofferente, invece Paola soffriva con i poveri e li aiutava, poiché era abituata alla generosità senza riserve praticata nella casa natia dei Gambara a Brescia.
 Paola Gambara fu chiamata in quegli anni a fare da madrina all’Infante ducale Violante di Savoia, figlia del Duca Carlo I e di Bianca di Monferrato.
 Nel 1488 giunse la gioia più grande: nacque il figlio tanto desiderato da Paola e da Ludovico Antonio. Fu chiamato Gianfrancesco, in onore del Santo di Assisi cui la contessa era devota e Giovanni in quanto nome di famiglia. In quell’occasione Paola ottenne che il Conte facesse distribuire alla popolazione grandi quantità di cibo.
 Nel 1491 la Contessa chiese di aderire al terz’ordine francescano: con l’aiuto del Padre Angelo Carletti ebbe l’approvazione del marito. Sotto gli abiti signorili, ma molto semplici, indossava la tonaca col cordone. Nel 1492 compose una lite tra i cittadini di Bene ed il marito per diritti di acque.
 Gli anni successivi furono però molto amari per la Contessa: l’animo inquieto del Conte trovò il modo di infliggerle gravi umiliazioni.
 Lodovico si invaghì della giovane figlia del Podestà di Carrù e nel 1494 la condusse ad abitare nel Castello di Bene, non curandosi dei sentimenti della moglie: Paola fu rinchiusa, privata della sua libertà. Si cercò di impedirle di fare la carità alla povera gente di Bene: ma nonostante le angherie, i magazzini si aprivano davanti alla serva di Dio e le provviste si moltiplicavano nonostante le donazioni.
 Nel 1495 il figlio Gianfrancesco dovette lasciarla per recarsi a Chieri a studiare le lettere tra i suoi ascendenti paterni: per Paola il distacco da lui fu durissimo; da lì a poco venne a mancare anche Padre Angelo Carletti presso il convento di Sant’Antonio a Cuneo. La Contessa si recò ai funerali e lì cadde malata rimanendo lontana da casa per diversi giorni. Negli anni successivi iniziò ad avere attacchi di emicrania molto forti; visse un momento di serenità quando nel 1500, accompagnata dal marito, potè tornare alla casa natia per rivedere la sua famiglia d’origine. Al suo ritorno a Bene tornò ad aiutare di nascosto la popolazione tormentata dalla fame e dalla carestia. Nel 1504 improvvisamente l’amante del Conte fu colta da strani dolori al ventre: nessuno riusciva ad avvicinarla. Paola andò da lei, la perdonò, la rincuorò e le rimase accanto fino alla morte. Questo comportamento fece sì che nascessero dei sospetti sulla morte della ragazza, ma la Contessa sopportò anche questo oltraggio. Da quel momento iniziarono a verificarsi fatti miracolosi.
 Quando tornò al castello il figlio Gianfrancesco, sedicenne, dopo aver servito alla Corte dei Duchi di Savoia come paggio, il padre si affrettò ad indire un banchetto per festeggiarlo: ad un certo punto mancò il vino, poiché la Contessa ne aveva dato ai poveri convalescenti e ai vecchi. Ludovico si adirò e accusò la moglie di sperperare i suoi averi, ma, ad un cenno di Paola, le botti risultarono nuovamente piene.
 Qualche tempo dopo, mentre la Contessa scendeva le scale del Castello con il grembiule colmo di pane da dare ai poveri, fu affrontata da marito che le chiese che cosa portava con sé. Paola, dopo aver mormorato una preghiera, mostrò il pane che si era trasformato in fragranti rose, nonostante fosse pieno inverno. Il Costa, da quel momento, le diede licenza di fare la carità ai poveri.
 Nel 1506 Ludovico Antonio divenne gravemente malato e la moglie lo assistette con ogni cura; ottenuta la guarigione, insieme si recarono alla Chiesa degli Angeli di Cuneo per ringraziare il Beato Angelo della sua intercessione: offrirono al convento un calice e due ampolle d’argento oltre ad un generoso lascito in segno di riconoscenza. Il Conte Costa si convertì e divenne un marito presente e fedele.
 Nel 1508 Paola Gambara operò la ristrutturazione del Convento della Rocchetta; intanto continuò con le sue opere di carità e di dedizione totale ai poveri. Il 14 gennaio 1515 fu assalita da una febbre improvvisa e violentissima accompagnata da fortissimi dolori al capo: spirò con serenità, dopo essersi confessata ed aver ricevuto l’Eucaristia, il 24 gennaio 1515 e per la gente di Bene fu subito santa: venne sepolta nella chiesa fuori le mura della Rocchetta che tanto aveva amato.
 Nel 1536, durante le guerre tra Francesco I e Carlo V, essendo andata semidistrutta la Chiesa, il corpo di Paola venne trasferito al Castello. Successivamente fu edificata in città l’attuale Chiesa di San Francesco dove i Conti Costa provvidero a costruire una cappella dove collocarono in una preziosa urna la salma, incorrotta e flessibile, della Signora di Bene.
 La devozione crebbe sempre più tra la popolazione e molte guarigioni miracolose si verificarono: il 14 agosto 1845 Papa Gregorio XVI proclamò Beata la Contessa Paola Gambara Costa.
 Nella diocesi di Brescia la sua memoria si celebra il 23 gennaio.


 Autore: Ins. Maria Grazia Bertola

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Figlia dei nobili Giampaolo Gambara e Caterina Bevilacqua, nacque a Brescia il 3 marzo 1463. Ammiratissima nell’adolescenza per la sua bellezza, ma soprattutto per le virtù cristiane da lei vissute, nonostante la sua inclinazione ad una vita di solitudine e preghiera, i genitori la diedero in sposa al conte Ludovico Costa di Bene Vagienna (Cuneo); un matrimonio fastoso, un ingresso in Piemonte che più solenne non avrebbe potuto essere: li ha accolti in Torino personalmente il capo dello Stato, il giovanissimo Carlo I duca di Savoia. Hanno combinato queste nozze i suoi nobili genitori, Giampaolo Gambara e Caterina Bevilacqua, secondo l’uso del tempo. E probabilmente forzando un po’ la sua volontà: Paola, infatti – come dicono i biografi –, conduceva una vita riservata e austera, tanto da far supporre un suo ingresso in monastero.
 Invece, le nozze, la nuova casa, la vita brillante. Qualcosa di molto diverso dal modo di vivere della sua famiglia. E va a finire che il nuovo modo di vivere le piace, e lo adotta anche lei. «Dovendo partecipare alla vita di società, ne assume per qualche tempo le usanze, non sempre lodevoli e conformi ai princìpi cristiani» (G.D. Gordini).
 Dopo qualche tempo, tuttavia, c’è l’incontro che la orienta in una nuova direzione: abbandonate le “usanze” dei primi tempi da sposa, non si limita a riprendere il comportamento riservato e pio della sua adolescenza, ma fa molto di più. L’autore di questa trasformazione è un francescano piemontese, Angelo Carletti da Chivasso, figura eminente nel suo Ordine, predicatore ricercato in tutta Italia. Lei l’ha ascoltato predicare in Piemonte (dove ha fondato i monasteri di Saluzzo, Mondovì e Pinerolo) e si è poi affidata a lui per un orientamento.
 I consigli del francescano la pilotano non già verso una “fuga dal mondo” in cerca di penitenze espiatorie; al contrario: padre Angelo la aiuta a restare in quel mondo, tra la gente del suo ceto, per dimostrare che si può vivere anche lì in coerenza con la fede. Per dare un esempio. Ecco infatti l’unico gesto pubblico di Paola, l’unico segno del suo ravvedimento: è entrata in un sodalizio laicale, il Terz’Ordine francescano. Per il resto, è sempre la contessa Costa, con in più un figlio, e con la forza tranquilla di resistere, di continuare così anche di fronte all’infedeltà del marito.
 Anzi, un giorno riceve da lui la peggiore delle offese: Ludovico non solo ha un’amante, ma un giorno gliela fa trovare in casa, installata lì. Lei non esplode e non si rassegna. Reagisce, ma non da nemica o da vittima: reagisce da moglie preoccupata di salvare suo marito da sé stesso col proprio comportamento. E ci riesce: Ludovico abbandona a sua voltal e “usanze non sempre lodevoli”, perché finalmente ha capito che donna e che moglie è Paola. Gli accade poi di ammalarsi gravemente: e lei, oltre a fargli da infermiera, si rivolge ancora a padre Angelo da Chivasso: ma con la preghiera, perché il francescano è morto nel convento del suo Ordine a Cuneo. Ludovico guarisce e subito va in pellegrinaggio alla sua tomba; sulla malattia e sulla guarigione scrive una testimonianza, che sarà poi inserita negli atti per la beatificazione di padre Angelo.
 Paola, rimasta vedova col figlio, si dedica ad attività benefiche come spesso accade. Ma il culto popolare che la circonda subito dopo morta è ispirato soprattutto al suo modo di vivere il matrimonio, con quel marito. Un culto spontaneo, senza processi canonici, che sarà poi ratificato da papa Gregorio XVI nel 1845. Il corpo è custodito nel convento francescano di Bene Vagienna.
 Nella diocesi di Brescia la sua memoria si celebra il 23 gennaio.


Autore: Domenico Agasso 

Fonte:   
 Famiglia Cristiana  

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 Aggiunto il 2005-01-14
 
 

 


24 de enero
BEATA PAULA GAMBARA DE COSTA (1463-1515)

 


 Nació el año 1463 en Brescia (Italia), de padres nobles y piadosos. Muy joven fue dada en matrimonio al conde Ludovico A. Costa, hombre de vida disipada. Junto a él, se fue dejando conquistar por sus costumbres mundanas. Pero fue providencial el encuentro con el beato Ángel de Chivasso, franciscano: bajo su dirección abandonó la vida frívola, volvió a la piedad de su adolescencia, ingresó en la Tercera Orden de San Francisco. El conde, que no aprobaba ese cambio en su mujer, se volvió más soberbio, duro, disoluto, y se llevó a su amante al hogar. La preocupación de Paula fue salvar a su marido. Cuando la amante enfermó, Paula la cuidó y la preparó para morir reconciliada con Dios. Finalmente, la bondad de Paula convirtió al conde, que le permitió llevar el hábito franciscano y practicar sus obras de piedad y caridad. Paula quedó viuda y se consagró a educar al hijo y a asistir a los pobres y enfermos. Murió en Bene Vagienna (Cúneo) el 24 de enero de 1515.

 

BEATA PAULA GAMBARA COSTA ( 1515)

Nace en Brescia (Italia), de la noble familia de los Gambara, en la segunda mitad del siglo XV, y es educada esmeradamente por sus padres, saliendo la joven inclinada a la piedad y las buenas obras.

 Pero a los 16 años contrae matrimonio con Luis Costa, conde de Bema, persona muy mundana y aficionada a los placeres y diversiones. Paula, joven e inexperta, se deja arrastrar por su esposo a una vida similar, enfriándose en ella la vida de piedad que había llevado antes de su matrimonio. Pero la providencia divina dispone que pasara por Brescia el Beato Ángel de Clavasio que con su predicación y el ejemplo de su vida franciscana arrastraba a muchas almas a un tenor de vida más acorde con la condición cristiana. Paula quedó impactada por su palabra y se puso bajo su dirección espiritual, aconsejándola el director que se adscribiese a la Tercera Orden franciscana y realizase los ejercicios de devoción y caridad propios de ella. Así lo hace Paula y se entrega con gran fervor a la oración, la mortificación y las obras de misericordia, socorriendo a los pobres en sus casas y visitando los hospitales, consolando a los tristes y ayudando a los más necesitados.

Su marido no comprende ni participa de los nuevos sentimientos de su esposa, la cual se ve increpada, maltratada y vejada por el esposo; pero ella lo lleva en silencio y ofrece a Dios su calvario. Para colmo, la servidumbre de la casa, visto el trato que le da el conde, deja de tenerle el respeto que le era debido. También esto lo lleva Paula con entera resignación.

 Pero el ejemplo de paciencia y humildad de Paula cala en el ánimo de su esposo, el cual termina pensando que la vida de su esposa es más acorde con la recta conciencia que la suya propia, y un día reconoce su error y se une al estilo de vida de Paula, a la que le permite vestir incluso en la calle el hábito franciscano. Y así, en santa armonía, pasan unos años hasta que el Señor llama a sí al conde Luis. Paula se entrega entonces por completo a la meditación y a las buenas obras, llevando una vida ejemplar que edifica a toda Binaco, la población donde vive y donde tuvo lugar su santa muerte el 24 de enero del año 1515. El papa Gregorio XVI confirmó su culto inmemorial el 14 de agosto de 1845.

[Año cristiano. Enero. Madrid, BAC, 2002, pp. 492-493]

 

BEATA PAULA GAMBARA COSTA

 Paula nació el 3 de marzo de 1463 en Brescia, al norte de Italia, de padres nobles y piadosos, Giampaolo Gambara y Catalina Bevilacqua. Con ocasión de su nacimiento, la familia repartió ayudas a instituciones benéficas y a familias pobres. La joven recibió una buena educación y fue orientada espiritualmente por el franciscano Andrés de Quinzano. Desde la adolescencia fue muy admirada por su belleza y sobre todo por el equilibrio y profundidad de sus virtudes cristianas. A pesar de su tendencia a la vida de oración y de recogimiento, sus padres la dieron en matrimonio, siendo muy joven, al conde Ludovico Antonio Costa, señor de Bene Vagienna (Cúneo). Después de unas nupcias principescas y de una entrada fastuosa en Piamonte, pues en Turín fueron acogidos por el mismo jefe del estado, el duque Carlos I de Saboya, establecieron su domicilio conyugal en el señorío del esposo. Pronto tuvieron un hijo a quien llamaron Juan Francisco.

 Al principio, Paula siguió llevando el estilo de vida espiritual y piadosa del ambiente de su casa, aunque en un nuevo contexto de lujo y disipación. Pero, poco a poco, teniendo que participar en la vida de sociedad, se fue dejando conquistar por el fausto y la ostentación de los usos y costumbres del mundo que la envolvía. La Providencia, sin embargo, velaba por ella y no tardó en reconducirla al buen camino. En efecto, para su futuro espiritual fue decisivo el encuentro con el beato Ángel Carletti de Chivasso, sacerdote franciscano piamontés, figura eminente en su Orden y predicador afamado, a quien escuchó predicar y a quien confió la guía de su alma. Bajo su dirección, Paula, abandonando los usos y costumbres mundanos que había ido adoptando después de su matrimonio, volvió a la vida interior y devota de su adolescencia; pero, lejos de refugiarse en la huida o desprecio del mundo para hacer penitencia, se comprometió a vivir su conversión permaneciendo en el mundo, en el lugar a que la había llevado la Providencia y en medio de la gente de su clase y condición. Allí, según su director espiritual, tenía que demostrar que es posible vivir de manera coherente con la fe y el Evangelio en cualquier ambiente y circunstancias. Entró a formar parte de la Tercera Orden de San Francisco y desde entonces se consagró a cuidar más de los pobres y necesitados. Entre los años 1493-1503 hubo una hambruna que dio ocasión a Paula para ejercitar la generosidad con los muchos indigentes que acudían a sus puertas. 

El esposo, que no comprendía ni aprobaba el cambio operado en su mujer, se volvió más soberbio, avaro, duro, disoluto; Paula estuvo como prisionera, y no pocas veces el conde la maltrataba a golpes, bofetadas e inclusive patadas; se volvió cruel hacia ella y la humilló hasta el extremo, dando pie a que la misma servidumbre no tuviera respeto alguno a su señora. Ludovico, que tenía una amante, acabó acogiéndola en su propia casa por más de diez años, a la vista de su mujer, de los domésticos y de la gente del entorno. Paula, aconsejada por el beato Ángel, no explotó ni simplemente se resignó; reaccionó, sí, pero no como enemiga o víctima, sino como esposa enamorada y preocupada por salvar a su marido de las redes pasionales que lo aprisionaban y lo llevaban a la perdición. En 1504 la amante del conde enfermó gravemente y todos la abandonaron. Solamente Paula se dedicó a cuidarla y la preparó para morir reconciliada con Dios.

 Finalmente, el sacrificio y comportamiento de Paula dieron su fruto: el conde comprendió la calidad humana y espiritual tan elevada de su esposa, se convirtió de su vida disipada y le permitió a Paula llevar externamente el hábito franciscano y practicar libremente sus obras de piedad y de caridad. Sucedió que el conde cayó gravemente enfermo, y ella lo cuidó como esposa amante y enfermera suya; además, en sus oraciones lo encomendó al beato Ángel, que había fallecido en Cúneo. Ludovico se curó y fue en peregrinación a visitar la tumba del Beato; el relato de esta curación se incluyó en las actas para la beatificación del P. Ángel. Cuando más tarde Paula quedó viuda, se dedicó con total entrega a educar al hijo y a asistir a los pobres y enfermos. Muchas veces el Señor premió su caridad con prodigios. Murió en Bene Vagienna (Cúneo), donde había vivido de casada, el 24 de enero de 1515. El pueblo la veneró de inmediato, apreciando en ella sobre todo su modo de vivir el matrimonio con aquel marido; en su tierra natal subsiste el dicho: «Ha sido probada como la beata Paula». Su culto inmemorial fue confirmado por el papa Gregario XVI el 14 de agosto de 1845.

[Cf. Ferrini-Ramírez, Santos franciscanos para cada día. Asís, Ed. Porziuncola, 2000, pp. 30-31]
 . 

 

 

 


Enero 24: Beata Paula Gambara Costa. Viuda de la Tercera Orden (1473?1515) Su culto fue aprobado por Gregorio XVI el 14 de agosto de 1845.

Paula nació en Brescia el 3 de marzo de 1473 hija de Giampaolo Gambara y Catalina Bevilacqua, noble y cristiana familia. Con ocasión de su nacimiento la familia repartió ayudas a instituciones benéficas y a familias pobres. Recibió una buena educación y fue orientada espiritualmente por el franciscano Andrés de Quinzano.

 Casada en 1485 con el conde Ludovico Antonio Costa, fueron a vivir en Bene Vagienna (Cuneo). Entre los años 1493?1503 hubo una hambruna que dio ocasión a Paula para ejercitar la generosidad con los muchos necesitados que acudían a sus puertas.

En 1488 nace un hijo a quien llaman Juan Francisco. Los primeros años de matrimonio habían transcurrido sin problemas serios. Pero ahora, el conde se manifiesta soberbio, avaro, duro, dado al vicio. Finalmente se llevó a su propia casa a una amante a quien tuvo allí durante doce años. Paula estuvo como prisionera, y no pocas veces el conde la maltrataba a puños, bofetadas e inclusive patadas. En 1504 la amante del conde enfermó gravemente y todos la abandonaron. Solamente Paula se dedicó a cuidarla y la preparó para morir reconciliada con Dios.

 Finalmente el conde se convirtió, se reconcilió con Dios y obtuvo el perdón de su fiel esposa, y le permitió llevar externamente el hábito franciscano. Poco después enfermó y murió serenamente. Paula se dedicó a educar al hijo y a asistir a los pobres y enfermos. Muchas veces el Señor premió su caridad con prodigios. Murió el 24 de enero de 1515 a la edad de 42 años.

 



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