인창동성당 게시판

9월26일 비나레사의 복자 아우레리오와 동료 발렌시아 순교자들

인쇄

유화정 [wjyou57] 쪽지 캡슐

2012-04-06 ㅣ No.2068



축일 9월26일
비나레사의 복자 아우레리오와 동료 발렌시아 순교자들
Beati Martiri Spagnoli Cappuccini di Valencia 
+ Spagna, 1936





비나레사의 복자 아우레리오와 동료 발렌시아 순교자들

12 FRATI CAPPUCCINI:
Ambrogio da Benaguacil (Luis Valls Matamales), Sacerdote, 26 agosto
Aurelio da Vinalesa (José Ample Alcaide), Sacerdote, 28 agosto
Bernardo da Lugar Nuevo de Fenollet (José Bleda Grau), Religioso, 4 settembre
Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors), Sacerdote, 26 settembre
Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran), Diacono, 16 agosto
Fedele da Puzol (Mariano Climent Sanchís), Religioso, 27 settembre
Germano da Carcagente (José Maria Garrigues Hernandez), Sacerdote, 9 agosto
Giacomo da Rafelbunol (Santiago Mestre Iborra), Sacerdote, 29 settembre
Gioacchino da Albocacer (José Ferrer Adell), Sacerdote, 30 agosto
Modesto da Albocacer (Modesto Garcia Marti), Sacerdote, 13 agosto
Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades), Religioso, 12 ottobre
Pietro da Benisa (Alejandro Mas Ginestar), Sacerdote, 26 agosto




Beato Ambrogio da Benaguacil (Luis Valls Matamales) Sacerdote e martire
26 agosto 
Benaguacil, 3 maggio 1870 – 24 agosto 1936




Beato Aurelio da Vinalesa (José Ample Alcaide) Sacerdote e martire
28 agosto 
1896 - 1936




Beato Bernardo da Lugar Nuevo de Fenollet (José Bleda Grau) Religioso e martire
4 settembre  
1867 - 1936




Beato Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors) Sacerdote e martire
26 settembre 
1897 - 1936




Beato Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran) Diacono e martire
16 agosto 
1913 - 1936




Beato Fedele da Puzol (Mariano Climent Sanchís) Religioso e martire
27 settembre 
1856-1936




Beato Germano da Carcagente (José Maria Garrigues Hernandez) Sacerdote e martire

9 agosto  
1895 - 1936




Beato Giacomo da Rafelbunol (Santiago Mestre Iborra) Sacerdote e martire
29 settembre 
1909 - 1936




Beato Gioacchino da Albocacer (José Ferrer Adell) Sacerdote e martire
30 agosto 
1879 - 1936 




Beato Modesto da Albocacer (Modesto Garcia Marti) Sacerdote e martire
13 agosto 
1880 - 1936




Beato Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades) Religioso e martire
12 ottobre 
1874 - 1936




Beato Pietro da Benisa (Alejandro Mas Ginestar) Sacerdote e martire
26 agosto 
1876 - 1936 


 
 

Aurelio da Vinalesa e 18 compagni cappuccini ed 1 agostiniana
Decreto sul martirio: 20 dicembre 1999

12 FRATI CAPPUCCINI:
Ambrogio da Benaguacil (Luis Valls Matamales), Sacerdote, 26 agosto
Aurelio da Vinalesa (José Ample Alcaide), Sacerdote, 28 agosto
Bernardo da Lugar Nuevo de Fenollet (José Bleda Grau), Religioso, 4 settembre
Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors), Sacerdote, 26 settembre
Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran), Diacono, 16 agosto
Fedele da Puzol (Mariano Climent Sanchís), Religioso, 27 settembre
Germano da Carcagente (José Maria Garrigues Hernandez), Sacerdote, 9 agosto
Giacomo da Rafelbunol (Santiago Mestre Iborra), Sacerdote, 29 settembre
Gioacchino da Albocacer (José Ferrer Adell), Sacerdote, 30 agosto
Modesto da Albocacer (Modesto Garcia Marti), Sacerdote, 13 agosto
Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades), Religioso, 12 ottobre
Pietro da Benisa (Alejandro Mas Ginestar), Sacerdote, 26 agosto

5 CLARISSE CAPPUCCINE:
Isabella (Josefina Calduch Rovira), Vergine, 14 aprile
Maria dei Miracoli (Milagros) Ortelles Gimeno, Vergine, 20 novembre
Maria Felicita Masià Ferragud, Vergine, 25 ottobre
Maria Jesus (Maria Vincenta Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre
Maria Veronica (Maria Joaquina Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre

1 MONACA AGOSTINIANA SCALZA:
Giuseppa della Purificazione Masia Ferragut



참고 :
복녀 마리아 예수 페라굿과 동료 카푸친 글라라회 순교자 축일: 10월25일
5 CLARISSE CAPPUCCINE:
Isabella (Josefina Calduch Rovira), Vergine, 14 aprile
Maria dei Miracoli (Milagros) Ortelles Gimeno, Vergine, 20 novembre
Maria Felicita Masià Ferragud, Vergine, 25 ottobre
Maria Jesus (Maria Vincenta Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre
Maria Veronica (Maria Joaquina Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre

 

 


 

Beati Martiri Spagnoli Cappuccini di Valencia
Senza Data (Celebrazioni singole) 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
+ Spagna, 1936

Questi 17 martiri cappuccini spagnoli, 12 frati e 5 clarisse, subirono il martirio durante la guerra civile e la persecuzione religiosa che attraversarono la loro patria negli anni ’30 del XX secolo. Papa Giovanni Paolo II li beatificò l’11 marzo 2001, unitamente ad un gruppo composto complessivamente di ben 233 martiri della medesima persecuzione.

“Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi « militi ignoti » della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze” (Tertio Millennio Adveniente, 37).
“L’esperienza dei martiri e dei testimoni della fede - dice Giovanni Paolo II - non è caratteristica solo della Chiesa degli inizi, ma connota ogni epoca della sua storia. Nel secolo XX, poi, forse ancor più che nel primo periodo del cristianesimo, moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Quanti cristiani, in ogni continente, nel corso del Novecento, hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue! Essi hanno subito forme di persecuzione vecchie e recenti, hanno sperimentato l’odio e l’esclusione, la violenza e l’assassinio. Molti Paesi di antica tradizione cristiana sono tornati ad essere terre in cui la fedeltà al Vangelo è costata un prezzo molto alto” (Omelia alla Commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del secolo XX, 7 maggio 2000 ).
Nell’ambito di questo quadro storico, che descrive l’“apocalissi” della tortura e della sofferenza nel secolo XX, Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001, già iniziato il terzo millennio, beatifica un gruppo di 240 martiri del Levante spagnolo. In mezzo a questa immensa moltitudine di uomini e di donne, che nessuno può contare, di tutte le nazioni, razze, popoli e lingue, che stanno davanti al trono e all’Agnello, vestiti in stole bianche e con in mano le palme e che gridano: “La vittoria è del nostro Dio!”, ci sono 17 martiri cappuccini, cioè 12 cappuccini e 5 clarisse cappuccine. Sono il P. Aurelio de Vinalesa e i suoi Compagni. E’ fra montagne di cadaveri che i cristiani, nella Spagna del 1936, diedero testimonianza eroica della loro fede nella risurrezione.
[...]questi valorosi testimoni di Cristo [...] hanno sofferto persecuzione e morte, patita “in odium fidei” e accettata eroicamente e serenamente. La fecondità del martirio non è radicata tanto nella morte violenta in se stessa, quanto nella piena partecipazione alla carità di Cristo, ed è conseguenza ed effetto della sequela di Cristo: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 24-25).
Ogni biografia è stata arricchita con dichiarazioni dei testimoni che hanno conosciuto gli stessi martiri e che hanno vissuto e sofferto le loro stesse vicissitudini storiche. Queste storie interpellano oggi anche noi. La vita di questi martiri, il loro messaggio, la loro testimonianza, la loro morte eroica sono un appello alla nostra coscienza, alla nostra fedeltà e al nostro modo di seguire Cristo e il Vangelo. Non si tratta di persone sconosciute né che appartengano ad un passato storico lontano; hanno invece voce e volto ben definiti, sono persone vive, attuali, che ci parlano con l’audacia e la forza della verità e con il loro deciso amore per la giustizia. Come dice Vita Consacrata parlando della testimonianza profetica di fronte alle grandi sfide: “In questo secolo, come in altre epoche della storia, uomini e donne consacrati hanno reso testimonianza a Cristo Signore ‘con il dono della propria vita’. Sono migliaia coloro che, costretti alle catacombe dalla persecuzione di regimi totalitari o di gruppi violenti, osteggiati nell’attività missionaria, nell’azione a favore dei poveri, nell’assistenza agli ammalati ed agli emarginati, hanno vissuto e vivono la loro consacrazione nella sofferenza prolungata ed eroica, e spesso con l’effusione del proprio sangue, pienamente configurati al Signore crocifisso” (86a).
Questi martiri della Provincia cappuccina di Valencia incarnano in maniera sublime l’essenza della spiritualità francescana nel suo ideale di sequela di Cristo povero e crocifisso. San Francesco, quando ricevette notizia del martirio di cinque suoi compagni in Marocco, non poté fare a meno di esclamare: “Ora posso dire di avere cinque autentici frati minori!”. Il Poverello di Assisi più volte aveva desiderato il martirio, fino al punto che è stato detto “l’uomo che non riuscì a farsi uccidere”.Inviò i suoi frati, col permesso dei loro ministri, come missionari tra i saraceni e altri infedeli. E dice nella sua Prima Regola (XVI, 10-11) : “E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: “Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna” (Lc 9, 24).
P. Gemelli ha sintetizzato l’ideale francescano in queste due belle parole: “Uomini crocifissi”. La storia francescana ne costituisce una bella prova. Anche la storia cappuccina è inserita in questo ricchissimo filone di martirio ( san Fedele da Sigmaringa, i beati Agatangelo e Cassiano, i martiri della rivoluzione francese, i martiri polacchi e ora i martiri cappuccini di Valencia della rivoluzione del 1936...). Francesco esclamerà di nuovo: “Ora posso dire di avere diciassette autentici frati minori in più!”.
Il popolo di Spagna è un popolo esperto nel soffrire. Sa e conosce bene che non si deve dimenticare la storia, perché senza memoria non c’è né futuro né pace. Questa pubblicazione vede la luce precisamente alla soglia del terzo millennio per ricordarci che il martirio fa parte dell’essenza stessa della vita della Chiesa e dell’ideale francescano, un martirio vissuto in modo così luminoso da questi martiri cappuccini di Valencia. Giovanni Paolo II al termine del Giubileo 2000 e all’inizio del nuovo millennio ha ricordato questa coscienza del martirio: “La viva coscienza penitenziale non ci ha impedito di rendere gloria al Signore per quanto ha operato in tutti i secoli, e in particolare nel secolo che ci siamo lasciati alle spalle, assicurando alla sua Chiesa ‘una grande schiera di santi e di martiri’... Molto si è fatto poi, in occasione dell’Anno Santo, per raccogliere ‘le memorie preziose dei Testimoni della fede nel secolo XX’...E’ un’eredità da non disperdere, da consegnare ad un perenne dovere di gratitudine e a un rinnovato proposito di imitazione” (Novo Millennio Ineunte, 7).
Questo numero speciale di BICI riferisce la storia e il martirio di ognuno dei diciassette martiri cappuccini di Valencia. E’ l’eloquente testimonianza di uomini e di donne vicini a noi nel tempo e vicini nel loro messaggio. Francesco di Assisi potrà di nuovo ripetere: “Essi sono i più eroici cavalieri della mia Tavola Rotonda”.

Per maggiori notizie sul conto dei 17 beati, si rinvia alle schede loro dedicate nei giorni in cui sono commemorati dal Martyrologium Romanum, cioè nell’anniversario del loro martirio:

12 FRATI CAPPUCCINI:
93151 - Ambrogio da Benaguacil (Luis Valls Matamales), Sacerdote, 26 agosto
93148 - Aurelio da Vinalesa (José Ample Alcaide), Sacerdote, 28 agosto
93159 - Bernardo da Lugar Nuevo de Fenollet (José Bleda Grau), Religioso, 4 settembre
93155 - Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors), Sacerdote, 26 settembre
93157 - Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran), Diacono, 16 agosto
93158 - Fedele da Puzol (Mariano Climent Sanchís), Religioso, 27 settembre
93149 - Germano da Carcagente (José Maria Garrigues Hernandez), Sacerdote, 9 agosto
93156 - Giacomo da Rafelbunol (Santiago Mestre Iborra), Sacerdote, 29 settembre
93153 - Gioacchino da Albocacer (José Ferrer Adell), Sacerdote, 30 agosto
93154 - Modesto da Albocacer (Modesto Garcia Marti), Sacerdote, 13 agosto
93160 - Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades), Religioso, 12 ottobre
93152 - Pietro da Benisa (Alejandro Mas Ginestar), Sacerdote, 26 agosto

5 CLARISSE CAPPUCCINE:
93161 - Isabella (Josefina Calduch Rovira), Vergine, 14 aprile
93150 - Maria dei Miracoli (Milagros) Ortelles Gimeno, Vergine, 20 novembre
93050 - Maria Felicita Masià Ferragud, Vergine, 25 ottobre
93050 - Maria Jesus (Maria Vincenta Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre
93050 - Maria Veronica (Maria Joaquina Masià Ferragud), Vergine, 25 ottobre

Autore: fr. Alfonso Ramírez Peralbo, OFM Cap - Postulazione generale
Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30



 

Beato Ambrogio da Benaguacil (Luis Valls Matamales) Sacerdote e martire
26 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Benaguacil, 3 maggio 1870 – 24 agosto 1936

Predicazione, ministero delle confessioni e della direzione spirituale furono la sua attività di frate minore cappuccino.
Fu uomo di preghiera e di carità. Costretto a lasciare il convento di Massamagrell (Valencia), si diresse a Vinalesa dove la notte del 24 agosto 1936 fu arrestato e condotto davanti al comitato del popolo per essere interrogato. Sulla strada da Valencia a Barcellona, nel luogo detto “Altura De Los Consumos” fu assassinato.
E’ stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II, domenica 11 Marzo 2001.

Martirologio Romano: A Valencia sempre in Spagna, beato Ambrogio (Luigi) Valls Matamales, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che per il sangue versato durante la persecuzione meritò di essere partecipe del banchetto eterno.

Nacque il 3 maggio 1870 a Benaguacil (Valencia) e fu battezzato il 4 maggio 1870 nella parrocchia di Nuestra Señora de la Asunción di Benaguacil e ricevette la Confermazione nella parrocchia di Liria (Valencia). Era figlio di D. Valentín Valls e di Donna Mariana Matamales. Entrò nell’Ordine cappuccino nel 1890, vestendo l’abito il 28 maggio 1890; emise la professione temporanea il 28 maggio 1891 e quella perpetua il 30 maggio 1894. Fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1894 e celebrò la sua prima Messa nel convento dei Cappuccini di Sanlúcar de Barrameda (Cadice).
“Era un religioso molto modesto - dice di lui Suor Maria Amparo Ortells - sempre con lo sguardo raccolto; molto umile; tutto gli sembrava troppo e si notava in lui un grande spirito di preghiera. Era molto devoto della santissima Vergine”. “Fra i compagni di religione era considerato un buon religioso. Fedele osservante delle regole francescane e molto devoto del nostro Padre san Francesco...”. Lavorò apostolicamente nella predicazione, nel ministero della confessione e della direzione spirituale. “Di preferenza lavorò come confessore e come direttore del Terz’Ordine di san Francesco”. “Il suo campo di apostolato fu principalmente la predicazione”. Nella Provincia cappuccina di Valencia passò come uno dei migliori predicatori. La sua limpida devozione alla Vergine rimase scolpita in un piccolo opuscolo dedicato alla Vergine di Montiel, dal titolo Historias, Novenas, Favores y Montielerías de Nuestra Señora de Montiel, venerada en su ermita de Benaguacil, che nel 1934 giungeva alla terza edizione.
Risiedeva nel convento di Massamagrell (Valencia), quando si scatenò la persecuzione religiosa del 1936 in Spagna; si rifugiò allora in casa della Sig.ra María Orts Lloris a Vinalesa. Dal suo nascondiglio desiderava di morire per Cristo nella Chiesa cattolica. “Non ebbe reazione contro il martirio - dichiara la Sig.ra María Orts - anzi, al contrario, aveva ardente desiderio di morire per Cristo. La sua reazione davanti al pericolo che correva era di grande serenità e di animo coraggioso. ‘Mi uccideranno - diceva - ma a voi non succederà niente’, come poi effettivamente avvenne”.
A Vinalesa sarà arrestato la notte del 24 agosto 1936. Portato in auto fino a Valencia, quella stessa notte verrà ucciso. In quel momento - racconta la Sig.ra María - “il Servo di Dio ci chiese di pregare che non tornasse indietro nel suo cammino. I miliziani erano armati di fucili e di mitragliatrici. P. Ambrogio dalla nostra casa fu portato al Comitato di Vinalesa per l’interrogatorio. Un’ora più tardi lo condussero al luogo del martirio. Mi consta che durante la strada lo insultarono e lo maltrattarono, imputandogli il delitto di aver tenuto a Benaguacil una predica contro il comunismo. Al che il Servo di Dio rispose: ‘Io ho predicato soltanto la dottrina di Dio e il Vangelo’”.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 

 


Beato Aurelio da Vinalesa (José Ample Alcaide) Sacerdote e martire
28 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1896 - 1936

Martirologio Romano: Vicino al villaggio di Vinalesa ancora nello stesso territorio, beato Aurelio (Giuseppe) Ample Alcaide, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, nello stesso periodo, nella battaglia per la fede riportò il premio glorioso.

Nacque il 3 febbraio 1896 a Vinalesa (Valencia), terzo dei sette figli che ebbero gli sposi D. Vicente Ample e Donna Manuela Alcaide. Fu battezzato il giorno dopo la nascita, cioè il 4 febbraio, nella parrocchia di san Honorato vescovo, e ricevette la Confermazione il 21 aprile 1899.
Fece i primi studi nel Seminario serafico di Massamagrell (Valencia). Vestì l’abito cappuccino nel 1912; emise la professione temporanea il 10 agosto 1913 e quella perpetua il 18 dicembre 1917. Fu poi inviato a Roma per perfezionarsi negli studi e nella Città eterna venne ordinato sacerdote il 26 marzo 1921 dall’arcivescovo di Filipos, Mons. Giuseppe Palica. Ritornato in Spagna, venne nominato direttore dello Studentato di filosofia e teologia dei Cappuccini a Orihuela (Alicante), ufficio che svolse con prudenza e soddisfazione generale fino alla morte.
“Tra i fedeli godeva fama di santo - disse di lui il sacerdote Operaio Diocesano D.Pascual Ortells - e a tale fama univa anche quella di saggio. Era fedele osservante di tutte le regole di san Francesco, e s’impegnava in modo totale nell’aiutare i suoi giovani in maniera che fossero perfetti religiosi”.
Durante la rivoluzione del 1936 tutti i religiosi del convento di Orihuela si dispersero il 13 luglio. P. Aurelio cercò rifugio nella casa paterna a Vinalesa, nella quale, il 28 agosto, fu catturato dai miliziani e portato nel luogo della morte. Prima di essere ucciso esortò tutti i compagni a ben morire, diede loro l’assoluzione e aggiunse poi: “Gridate forte: Viva Cristo Re!”.
Fu ucciso il 28 agosto 1936. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Foyos (Valencia), nelle cui vicinanze era stato ucciso. Passata la guerra civile, i suoi resti furono esumati e trasportati nel cimitero di Vinalesa il 17 settembre 1937. Attualmente riposano nella cappella dei martiri cappuccini del convento della Maddalena di Massamagrell.
P. Aurelio conservò la disponibilità interiore, dal momento che fu catturato fino alla morte, mantenendosi in tutto fedele a Cristo. “Conservò la serenità fino all’ultimo momento - dice di lui Rafael Rodrigo, testimone del suo martirio - incoraggiando tutti noi che stavamo per morire. Quando tutto era ormai pronto per l’esecuzione, ci esortò a recitare la formula dell’atto di contrizione. Così facemmo; e quando il Servo di Dio stava recitando la formula dell’assoluzione un miliziano gli diede due schiaffi. Uno del gruppo dei miliziani disse al compagno di non lo schiaffeggiare più, perché non ne valeva la pena, dato il tempo di vita che ci restava. Il Servo di Dio rimase inalterato di fronte all’ingiuria e continuò l’assoluzione sino alla fine. Appena il Servo di Dio ebbe terminato il suo sacro dovere, risuonò una scarica e cademmo tutti ripetendo con lui il grido: ‘Viva Cristo Re!’”.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30




 
Beato Bernardo da Lugar Nuevo de Fenollet (José Bleda Grau) Religioso e martire
4 settembre 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1867 - 1936

Martirologio Romano: Vicino al villaggio di Genovés nel territorio di Valencia sempre in Spagna, beato Bernardo (Giuseppe) Bieda Grau, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che sempre nella stessa persecuzione compì il glorioso combattimento per Cristo.

Era nato a Lugar Nuevo de Fenollet (Valencia) il 23 luglio 1867. Fu battezzato il 28 dello stesso mese nella parrocchia di san Diego de Alcalá de Lugar Nuevo dal parroco D.Antonio Donat, che gli pose il nome di José. Era il maggiore dei tre figli che ebbero gli sposi D. José Bleda Flores e Donna Rosario Antonia Grau Más. Nel suo paese ricordano che “fu un bambino di grande pietà fin dall’infanzia. Nella sua casa - dicono - si conserva ancora una pietra sulla quale, a detta di tutti, si inginocchiava per la preghiera. Apparteneva ad una famiglia molto cristiana. Nonostante fin dall’infanzia desiderasse abbracciare la vocazione religiosa, siccome un suo fratello faceva il servizio militare a Cuba e lui doveva aiutare i genitori, ritardò l’ingresso nell’Ordine cappuccino fino al rientro del fratello”. Entrò nell’Ordine cappuccino nel 1900, vestendo l’abito come fratello a 32 anni di età, il 2 febbraio 1900 dalle mani del P. Provinciale Luís de Massamagrell. Fece la professione temporanea il 2 febbraio 1901 e quella perpetua il 14 febbraio 1904 a Orihuela.
I religiosi dicono di lui che “era figlio dell’obbedienza...Il suo temperamento era straordinariamente pacifico; la qua qualità più notevole era il suo abbandono alla volontà di Dio...Era fedele osservante delle Regole cappuccine...Fr. Berardo era un sant’uomo. Non osava alzare lo sguardo da nessuna parte...era un religioso molto esemplare. Compì perfettamente gli incarichi a cui fu destinato dai Superiori. Era amato da tutti coloro che lo conoscevano”. Dopo la professione fu destinato al convento di Orihuela (Alicante), dove passò tutta la vita come questuante e come sarto della comunità, edificò la gente della città con la sua vita esemplare quando chiedeva l’elemosina e la sua comunità con la sua bontà, umiltà e santità di vita.
Chiuso il convento a causa della persecuzione del 1936, fr. Berardo si rifugiò nel suo paese dai suoi familiari, dedicandosi alla preghiera e alle opere di carità, mostrando in ogni momento pazienza e rassegnazione. Era quasi completamente cieco. La notte del 30 agosto 1936 fu preso dai membri del Comitato locale, con il pretesto che avrebbe dovuto fare alcune dichiarazioni. Lo misero in un’auto e lo condussero al passo della strada di Beniganim, distretto di Genovés (Valencia), dove fu ucciso. Nel Registro civile la sua morte è alla data del 4 settembre 1936.
Il Sig. Francisco Cháfer, abitante del paese, ricorda come scoprì il cadavere di fr. Berardo: “A fine di agosto e in un giorno molto caldo io andavo con mio padre al vicino paese di Beniganim e vidi nella cunetta della strada il cadavere di un anziano. Mio padre mi disse di andare avanti e io, ragazzo di tredici anni, vinto dalla curiosità, mi avvicinai e vidi che era stato colpito da una fucilata in un occhio e che sanguinava copiosamente”.
Così si seppe della sua morte. Il suo corpo fu sepolto in una fossa comune nel cimitero di Genovés. I suoi resti non hanno potuto essere identificati.
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 



Beato Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors) Sacerdote e martire
26 settembre 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1897 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Gilet sempre nella medesima regione, beato Bonaventura (Giulio) Esteve Flors, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che nello stesso periodo passò al Signore sotto la violenza dei nemici della fede.

Nacque il 9 ottobre 1897 a Puzol (Valencia) e fu battezzato il 10 ottobre seguente nella parrocchia de los Santos Juanes di Puzol. Era figlio di D. Vicente Esteve e di Donna Josefa Flors, da cui nacquero nove figli.
Il piccolo Julio fece i suoi studi nel Seminario serafico, vestendo poi l’abito cappuccino il 15 settembre 1913 cambiando il nome in quello di Buenaventura. Emise la professione temporanea il 17 settembre 1914 e quella perpetua il 18 settembre 1918. Inviato a Roma per perfezionare gli studi, divenne dottore in filosofia all’Università Gregoriana. In questa stessa città fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Filipos, José Palica, il 26 marzo 1921. Al suo rientro in Provincia fu nominato lettore di filosofia e di diritto canonico nello Studentato di teologia di Orihuela. Si distinse anche come predicatore, conferenziere, direttore spirituale, ma soprattutto come uomo di Dio. Cose che ci vengono confermate dal Sig. Juan F. Escrirá: “Si dedicò allo studio e alla predicazione. Era di temperamento pacifico. Era inoltre persona molto accorta e intelligente, come pure molto educato e corretto. Molto edificante tra i fedeli. Era un autentico uomo di Dio.” Dati che vengono confermati anche dal Sig. Vicente Aguilar, abitante di Puzol: “Lavorò specialmente nel campo apostolico della predicazione della parola di Dio. Le sue qualità più notevoli erano: una grande bontà e intelligenza. Era molto umile e mortificato”. Con la persecuzione religiosa si vide obbligato ad abbandonare il convento, conducendo una vita di preghiera: “Nel periodo in cui stette nascosto - afferma il Sig. Vicente Aguilar - non si lamentava che Dio permettesse tali cose, nonostante che presentisse che si trattava di un tempo di martirio e di persecuzione per la Chiesa, come disse a coloro che parlavano con lui o lo frequentavano. Nonostante ciò, si mostrava sereno nella sua vita di costante preghiera”. Si era rifugiato nella casa paterna di Carcagente, da dove fu sequestrato dal Comitato di Puzol il 24 settembre 1936 per fare alcune dichiarazioni. La notte del 26 settembre insieme ad altri detenuti sarebbe condotto nel cimitero di Gilet (Valencia), dove fu ucciso alle due del mattino. Prima di morire P. Buenaventura aveva dichiarato: “Mi preparo [ ? ] per la palma del martirio”. E avanti di essere giustiziato disse ai suoi carnefici: “Con la stessa misura con cui misurerete ora, sarete poi misurati voi”. Finita la guerra, queste stesse parole furono ricordate dai suoi carnefici quando caddero nelle mani della giustizia. “Ora ci succede quello che ci disse il frate”, ricordarono. La Sig. Vicenta Esteve Flors, sorella del P. Buenaventura, ricorda come suo fratello “si comportò negli ultimi istanti con la stessa serenità di sempre, e avanti di essere fucilato diede l’assoluzione a circa tredici detenuti che erano trasportati in un camion, fra i quali c’erano anche il padre e il fratello del Servo di Dio”.
Fu sepolto nel cimitero di Gilet, in una fossa comune. Terminata la guerra civile, i suoi resti furono esumati, riconosciuti dalla sorella Vicenta e trasportati nel panteon dei martiri del cimitero di Puzol. Attualmente riposano nella cappella dei martiri cappuccini del convento della Maddalena di Massamagrell.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 


 
Beato Enrico da Almazora (Enrique Garcia Beltran) Diacono e martire
16 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1913 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Benicasim vicino a Castellón de la Plana sempre in Spagna, beato Enrico García Beltrán, diacono dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che con il martirio fu reso partecipe della vittoria di Cristo.

Nacque ad Almazora, diocesi di Tortosa e provincia di Castellón de la Plana, il 16 marzo 1913. Fu battezzato lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale. Era figlio di D. Vicente García e di Donna Concepción Beltrán.
Nella sua infanzia crebbe in un ambiente profondamente religioso. Dice il Sig. Vicente Beltrán, suo zio: “Nella sua infanzia era quello che si dice un angelo. Il bambino non usciva dalla chiesa; il tempo lo impiegava fra questa, la scuola e la casa paterna”. A 14 anni entrò nel Seminario serafico di Massamagrell. Vestì l’abito cappuccino il 13 agosto 1928 nelle mani di P. Eloy de Orihuela, guardiano, definitore e maestro dei novizi del convento di Massamagrell. Fece la professione temporanea il 1° settembre 1929 a Ollería nelle mani di P. Pio da Valencia, guardiano; e la professione perpetua il 17 settembre 1935.
La Rivoluzione lo sorprese quando era ancora diacono e si preparava a ricevere il sacerdozio. “Era di temperamento gioviale e docile”. Fra i suoi compagni religiosi “godeva di fama di pietà. Era uomo di vita interiore e aveva una grande devozione a san Giuseppe. Amava la liturgia. Si dedicò allo studio della musica sacra con lo scopo di dare splendore al culto divino. Si distingueva nel coro per la sua devozione nel canto delle ore canoniche. Era temperato e mortificato nei pasti; e per il resto era molto umile e notevole per il suo modo di comportarsi e per la sua sottomissione...”. Lo si ricorda ancora “come fedele osservante delle Regole e delle Costituzioni, sia negli atti diurni che notturni”. Allo scoppio della Rivoluzione si era rifugiato in casa dei genitori, preparandosi al martirio con la preghiera e lo studio e con grande serenità e coraggio. Un giorno, nel mese di agosto del 1936, si presentarono nella sua casa due miliziani, che lo arrestarono e lo condussero al posto di guardia della Guardia Civile, che serviva da carcere. D. Miguel Pesudo, compagno di carcere di fr. Enrique, dice che “visse con fr. Enrique come compagno di prigione, osservando come egli conservasse sempre un carattere gioviale e gioioso. Ed era uniformato alla volontà di Dio”. Fu preso fuori dal carcere il 16 agosto 1936 e con un gruppo di secolari fu condotto in un luogo detto “La Pedrera” sulla strada da Castellón de la Plana a Benicasim. Lì furono uccisi, mentre gridavano: “Viva Cristo Re!”.
Terminata la guerra, i suoi resti furono identificati e portati nel cimitero di Almazora.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30



Beato Fedele da Puzol (Mariano Climent Sanchís) Religioso e martire
27 settembre 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1856-1936

Martirologio Romano: A Sagunto in Spagna, beati martiri Giuseppe Fenollosa Alcayna, sacerdote, e Fedele (Mariano) Climent Sanchés, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Capuccini, che, nel corso della persecuzione contro la fede, sparsero il loro sangue per Cristo.

Era nato a Puzol, diocesi di Valencia, l’8 gennaio 1856. Crebbe in una famiglia devota. Era figlio di D. Mariano Climent e di Donna Mariana Sanchís. Presto rimase orfano di padre e di madre e fu affidato alle cure della zia materna, Josefa Sanchís, che gli diede un’educazione cristiana.
Fece il servizio militare, giungendo a partecipare alla guerra carlista. Terminata la guerra, entrò fra i Cappuccini, vestendo l’abito come fratello e emettendo la professione temporanea il 14 giugno 1881 e quella perpetua il 17 giugno 1884.
La figura francescana di fr. Fidel ricorda quella dei santi fratelli cappuccini: entrati in convento in età matura, la loro vocazione non è tuttavia frutto delle pazzie proprie dell’età giovanile; lavoratori instancabili: s’impegnarono a lunghezza di anni come portinai, questuanti, ortolani, sacrestani, cuochi,..., lavori che richiedono, tutti, una complessione fisica robusta. Erano poi uomini di vita di fede, di profonda preghiera, devoti alla Madonna, obbedienti e sottomessi in tutto, silenziosi, penitenti, austeri,... Fr. Fidel, durante la sua vita religiosa, passò per i conventi di Barcellona, Totana, Orihuela, Massamagrell e Valencia, lavorando come portinaio, cuoco, aiutante nel Seminario serafico, compagno del P. Provinciale.
Ecco un piccolo ritratto di come lo ricordano i religiosi: “Era di temperamento quieto e mite. Non si turbava per niente e il suo aspetto era sempre sorridente. Era tenuto in grande stima e in buona fama sia dai religiosi che dai fedeli tutti. Adempiva in ottima maniera i suoi doveri e le Regole dell’Ordine. Era totalmente un uomo di Dio. Era sempre applicato alla preghiera. Aveva sempre il Rosario in mano ed era molto devoto della Vergine. Aveva fama di santo”.
Quando fu chiuso il convento di Valencia, fr. Fidel cercò rifugio a Puzol, nella casa di alcuni parenti, dalla quale non usciva, data la sua avanzata età di 82 anni, molto più che stava piuttosto male di vista. Lì rimase, sereno, occupato nella preghiera. E lì sarebbe stato preso il 27 settembre, sulla sera, da alcuni membri del Comitato locale, con il pretesto di portarlo all’asilo delle “Hermanitas de los Pobres” di Sagunto. Lo portarono invece sulla strada principale di Barcellona fino al distretto municipale di Sagunto, dove, all’entrata della cascina “Laval de Jesús”, fu ucciso. Fu l’abitante di questa cascina che avvertì della presenza di un cadavere all’entrata, che da due giorni era lì insepolto. Risultò che era il cadavere di fr. Fidel.
Fu sepolto nel cimitero di Sagunto insieme ad altri cadaveri; ma i suoi resti non hanno potuto essere identificati.

Fonte:  
 Santa Sede
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 

 
Beato Germano da Carcagente (José Maria Garrigues Hernandez) Sacerdote e martire
9 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1895 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Carcaixent nel territorio di Valencia sempre in Spagna, beato Germano (Giuseppe Maria) Garrigues Hernández, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, nel corso della medesima persecuzione contro la fede, vinse i supplizi del corpo con la sua preziosa morte.

Il P.Germán nacque a Carcagente (Valencia), nel seno di una famiglia cristiana, il 12 febbraio 1895. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita nella parrocchia di Nuestra Señora de la Asunción di Carcagente e ricevette la Confermazione il 22 luglio 1912 da Mons. Fr. Atanasio Soler Royo, debitamente autorizzato dall’arcivescovo della diocesi. Nella famiglia di D. Juan Bautista Garrigues e di Donna María Ana Hernández nacquero otto figli, tre dei quali divennero cappuccini come il nostro José M.
Fece i suoi primi studi nel Seminario serafico dei Cappuccini a Monforte del Cid; entrò nell’Ordine cappuccino, vestendo l’abito il 13 agosto 1911; emise la professione temporanea il 15 agosto 1912 e quella perpetua il 18 dicembre 1917. Mons. Ramón Plaza lo ordinò sacerdote a Orihuela il 9 febbraio 1919. I Superiori lo destinarono alla formazione e all’insegnamento; e allo stesso tempo lavorò nell’apostolato. Dice P. Domingo Garrigues, cappuccino, che “disimpegnò le cariche di Vicemaestro dei novizi e di professore di una scuola primaria ad Alcira. S’impegnò specialmente nell’apostolato del confessionale, degli infermi e anche della catechesi ai bambini della scuola”.
Molti di quelli che lo conobbero parlano di lui come di un religioso fedele alla vocazione, fervoroso nella preghiera e molto caritatevole: Tra i fedeli - dice la sorella Mercedes Garrigues - come pure tra i fratelli di religione godeva di fama molto buona per il suo carattere gioviale, per la sua carità e il suo candore. Erano soliti dire: ‘E’ un angelo’. Dagli stessi religiosi udii dire che era un religioso molto osservante di tutte le Regole e Costituzioni francescano-cappuccine”. “Le sue qualità più rimarchevoli - afferma suo fratello, il Sig. Francisco Pascual Garrigues - erano la sua profonda pietà e l’attrattiva che esercitava sui giovani, senza che gli si possa riconoscere alcun difetto”. Enrique Albelda, abitante di Carcagente, ricorda che “il suo temperamento era di modi semplici e gioviali. Devo pure sottolineare come sua qualità notevole l’essere caritatevole e facile a fare elemosina. Era uomo virtuoso, risaltando per la sua pazienza senza limiti. Era sereno, umile, giudizioso e modesto.
Quando si scatenò la persecuzione religiosa in Spagna si vide forzato, come i suoi fratelli, a rifugiarsi nella casa paterna, conducendo lì una vita dedita alla preghiera. Sarebbe stato preso dai miliziani il 19 agosto 1936 e condotto al Centro del Partito comunista, da dove poi alla mezzanotte sarebbe stato portato al ponte di ferro della ferrovia sopra il fiume Júcar, dove fu ucciso. “Se Dio mi vuole martire - aveva detto durante il periodo in cui era stato nascosto - mi darà la forza per subire il martirio”. Quando arrivò al luogo del martirio - afferma il Sig. Clemente Albelda - il P. Germán, dopo aver baciato le mani ai carnefici e averli perdonati, s’inginocchiò”. Il cadavere del P. Germán fu sepolto in terra, nel cimitero di Carcagente e il 15 dicembre 1940 i suoi resti furono identificati e trasferiti nel nuovo cimitero di Carcagente. Attualmente i suoi resti riposano nella cappella dei Martiri cappuccini del Convento della Maddalena a Massamagrell.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30




Beato Giacomo da Rafelbunol (Santiago Mestre Iborra) Sacerdote e martire
29 settembre 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1909 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Gilet vicino a Valencia in Spagna, beato Giacomo Mestre Iborra, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, versò il sangue per Cristo.

Nacque a Rafelbuñol (Valencia) il 10 aprile 1909. Fu battezzato il 12 aprile seguente nella parrocchia di san Antonio Abad di Rafelbuñol. Ebbe come genitori D. Onofre Mestre e Donna Mercedes Iborra, sposi dai quali nacquero nove figli. Santiago era il settimo. Tutti morirono insieme vittime della stessa persecuzione religiosa.
Santiago si distinse fin da bambino per la sua vita di pietà. I suoi vicini raccontano di lui che era un ragazzo modello ed esemplare in tutto. Entrò nell’Ordine cappuccino a dodici anni; vestì l’abito il 6 giugno 1924 a Ollería (Valencia); fece la professione temporanea il 7 giugno 1925 e quella perpetua a Roma il 21 aprile 1930 nelle mani di P. Melchor de Benisa, Ministro generale dell’Ordine. Fu ordinato sacerdote a Roma il 26 marzo 1932.
Conseguito il dottorato in teologia all’Università Gregoriana, rientrò in Spagna e fu nominato vicedirettore del Seminario serafico di Massamagrell. Nella sua breve vita religiosa si distinse per la sua devozione alla Vergine, per la sua semplicità, obbedienza e umiltà e come uomo di profonda vita interiore. “Era di carattere buono e di temperamento vivace...Dai fedeli era considerato religioso esemplare...Nonostante le sue doti di scienza e la sua virtù, si mostrava sempre umile e semplice...Si impegnò sempre nei lavori apostolici propri della sua condizione di religioso”, dicono di lui i suoi fratelli in religione.
Allo scoppio del Movimento Nazionale P. Santiago cercò di mettere in salvo i seminaristi affidati alle sue cure, poi cercò rifugio nel suo paese di Rafelbuñol. Qui il Comitato locale lo pose a lavorare come manovale nei lavori che allora si facevano nella casa Abadía, prendendo rottami dalla chiesa parrocchiale, e poté condurre una vita normale. Un giorno ricevé notizia che i suoi fratelli erano stati detenuti dal Comitato e che correvano grave pericolo di vita. Si disse: “Vado al Comitato a vedere se, prendendo me prigioniero, liberano i miei fratelli”. Quando si presentò al Comitato fu preso insieme ai fratelli e fatto prigioniero il 26 settembre 1936. In carcere ascoltò la confessione di tutti i prigionieri. La notte dal 28 al 29 settembre i prigionieri furono condotti al cimitero di Massamagrell; passando davanti alla chiesa della patrona, la Vergine del Miracolo, acclamarono la Vergine e, giunti al cimitero, al grido di “Viva Cristo Re!” furono fucilati.
Ucciso insieme ai suoi fratelli, P. Santiago fu sepolto in una fossa comune nel cimitero di Massamagrell. I suoi resti furono esumati e identificati e poi trasferiti al panteon dei caduti di Rafelbuñol. Oggi riposano nella cappella dei Martiri cappuccini del convento della Maddalena a Massamagrell.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 

Beato Gioacchino da Albocacer (José Ferrer Adell) Sacerdote e martire
30 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1879 - 1936

Martirologio Romano: Sulla strada tra Puebla Tornesa e Villafamés vicino a Castellón de la Plana sempre in Spagna, beato Gioacchino (Giuseppe) Ferrer Adell, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che con il martirio conseguì il premio promesso a chi persevera nella fede.

Nacque il 23 aprile 1879 a Albocácer, diocesi di Tortosa e provincia di Castellón de la Plana. Venne battezzato lo stesso giorno della nascita. Era figlio unico degli sposi D. José Ferrer e Donna Antonia Adell.
Dopo aver compiuto i primi studi nel Seminario serafico dei Cappuccini, vestì l’abito a Massamagrell il 1° gennaio 1896 e professò il 3 gennaio dell’anno seguente. Fece gli studi di filosofia a Totana (Murcia) e quelli di teologia a Orihuela (Alicante). Fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903 per le mani del Vescovo di Segorbe.
Nel 1913 partì come missionario per la Colombia, dove nel 1925 fu nominato Superiore regolare della Custodia di Bogotá. Terminato il servizio di Superiore regolare, ritornò in Spagna e fu nominato direttore del Seminario serafico di Massamagrell. Come direttore cercò di infondere lo spirito missionario negli aspiranti ala vita religiosa. “Il P. Joaquín - dice D. José Piquer - si dedicava nel convento di Massamagrell all’insegnamento dei seminaristi come direttore del detto Seminario”. “Era infaticabile nel lavoro e nell’insegnamento agli alunni e li trattava come un buon padre”, dichiara di lui D. Antonio Sales. Viene ricordato come un mistico: “Era una persona mistica; dolce nel tratto con tutti”, dice di lui il Sig. Antonio Sales. Era veramente consacrato alla salvezza di tutti. Fu anima eucaristica: la rivista “Vita eucaristica” da lui fondata, l’adorazione diurna, le Ore Sante, i Giovedì eucaristici, furono opere a cui si dedicò con autentica generosità.
Quando si scatenò la persecuzione religiosa, prima mise in salvo i suoi seminaristi, poi andò a Rafelbuñol (Valencia) e si rifugiò in casa “Piquer”, seguendo di lì i suoi studenti e occupando il tempo nella preghiera con piena fiducia nella Provvidenza divina. Lì fu catturato dai miliziani il 30 agosto e condotto a Albocácer con i suoi familiari. Poi sarebbe portato davanti al presidente del Comitato di Rafelbuñol alle dieci del mattino e alle quattro del pomeriggio dello stesso giorno, con la stessa auto, sarebbe condotto al km. 4 della strada di Puebla Tornesa a Villafamés, dove fu ucciso, e poi sepolto nel cimitero di Villafamés. I suoi resti non hanno potuto essere identificati.
Il P. Joaquín, durante le sue poche ore di carcere, cercò di incoraggiare e aiutare i suoi compagni. Alcuni testimoni dicono che “quando fu catturato ebbe un atteggiamento di massima umiltà e arrendevolezza” e salutando i suoi familiari disse loro: “Se non ci rivediamo sulla terra, arrivederci nella gloria”.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30




 Beato Modesto da Albocacer (Modesto Garcia Marti) Sacerdote e martire
13 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1880 - 1936

Martirologio Romano: Presso il villaggio di Albocásser nella medesima regione in Spagna, beato Modesto García Martí, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che durante la persecuzione contro la fede coronò con il martirio il precetto evangelico.

Il P. Modesto nacque ad Albocácer, diocesi di Tortosa e provincia di Castellón de la Plana, il 18 gennaio 1880. Era il terzo di sette figli di una famiglia cristiana, avendo per genitori D. Francisco García e Donna Joaquina Martí. Fu battezzato il 19 gennaio 1880 nella parrocchia di Nuestra Señora de la Asunción di Albocácer. Entrò da bambino nel Seminario serafico dei Cappuccini della Provincia di Valencia a Massamagrell. Vestì l’abito nello stesso convento il 1° gennaio 1896; emise i voti temporanei il 3 gennaio 1897 e quelli perpetui il 6 gennaio 1900. Compì gli studi di filosofia a Orihuela e quelli di teologia a Massamagrell; fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903. Esercitò la maggior parte del suo ministero apostolico come missionario in Colombia nella Custodia di Bogotá. Al suo ritorno a Valencia fu nominato guardiano per vari anni.
Coloro che lo conobbero parlano di lui come di un sacerdote apostolicamente dedito alla predicazione, agli esercizi spirituali, alla direzione spirituale,...che furono, insieme ad altre, le sue attività preferite. Così dicono coloro che vissero con lui: “Il suo campo di apostolato preferito - afferma la Sig.na Pilar Beltrán - fu la predicazione, gli esercizi spirituali e la direzione delle anime. Mai ho udito critiche sul suo operato”. Godeva fama di santità sia in convento che fra i fedeli. “Era di temperamento pacifico. La sua qualità più notevole - nota il Sig. Daniel García - era l’amabilità. Godeva di buona fama fra i compagni di religione e fra i fedeli. Era osservante fedele delle Regole e delle Costituzioni francescane”.
Al momento della Rivoluzione nazionale era guardiano di Ollería (Valencia), dove “la comunità fu violentemente dissolta, il convento e la chiesa distrutti dalle fiamme, la pineta dello stesso convento tagliata, distrutti i muri di cinta, così che tutto fu ridotto a nulla” (Art. 84-8). Quando furono ristabilite le comunicazioni, P. Modesto si recò al suo paese e si rifugiò nella casa della sorella Teresa, insieme a suo fratello sacerdote Mosén Miguel, parroco di Torrembesora. Per maggiore sicurezza fuggirono alla cascina “la Masá”, dove egli fu catturato dai miliziani armati. P. Modesto “si consegnò con mansuetudine e umiltà - afferma il Sig. Arturo Adell - e senza alcuna protesta”. “Il suo atteggiamento durante questo periodo - dice la Sig.na Pilar Beltrán - fu di totale abbandono al Signore e di una vita esemplare”. Fu ucciso alle quattro del pomeriggio del 13 agosto, nelle vicinanze del bacino del “Valle” fra Albocácer e la cascina “la Masá”, a circa 600 metri dalla cascina, sulla stessa strada che va dalla cascina al paese. Dopo la liberazione di Albocácer furono esumati i resti di P. Modesto e allora si costatò che il suo cranio era attraversato da parte a parte da un grosso chiodo. I suoi resti - secondo ciò che dichiara il Sig. Felipe Mateu “furono sepolti in una fossa comune del cimitero del paese e attualmente riposano in una nicchia del detto cimitero”.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 

 Beato Pacifico da Valencia (Pedro Salcedo Puchades) Religioso e martire
12 ottobre 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1874 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Massamagrel nello stesso territorio in Spagna, beato Pacifico (Pietro) Salcedo Puchades, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che nella medesima persecuzione si conformò alla passione di Cristo.

Era nato a Castellar (Valencia) il 24 febbraio 1874. Era il secondo dei cinque figli degli sposi D. Matías Salcedo e Donna Elena Puchades. Fu battezzato il 25 febbraio 1874 nella sua parrocchia natale. L’ambiente familiare era povero, ma profondamente cristiano e devoto. La sua infanzia e la sua giovinezza furono un fedele riflesso di tale ambiente familiare. Prima di entrare in convento, ogni domenica frequentava il convento dei Cappuccini di Massamagrell.
Nel suo paese lo ricordano come “un bambino buono, di famiglia onorata e devota”. “Era molto pacifico - dice una conoscente - e la sua qualità più notevole era la pietà, fino al punto che quando in casa si pregava il rosario non voleva che si facessero lavori che potessero impedire l’attenzione”. E raccontano di lui che “entrò in religione mosso da un grande amore alla penitenza”.
Si fece cappuccino, vestendo l’abito come fratello, a Ollería il 21 luglio 1899, dalle mani del P. Francisco M. de Orihuela. Fece la professione temporanea a ventisei anni davanti a P. Luís de Massamagrell il 21 giugno 1900 e la professione perpetua il 21 febbraio 1903.
Destinato al convento di Massamagrell, per 37 anni esercitò l’ufficio di questuante. I religiosi non risparmiano elogi quando parlano di lui: “Il suo temperamento era semplice e tranquillo. Godeva di molta buona fama fra i compagni e i fedeli ed era un religioso molto osservante...Era un uomo molto virtuoso, soprattutto era molto umile e molto attento ad adempiere i voti religiosi...Il suo temperamento era bonario. Era devotissimo della santissima Vergine e consacrò la sua vita interamente a vivere l’austerità e la povertà in grado eminente. Era molto umile e pieno di abnegazione e il suo letto era seminato di pietre e di cocci per una maggiore mortificazione”. Era molto stimato da tutti sia dentro che fuori del convento.
Quando nel luglio del 1936 fu chiuso il convento di Massamagrell a causa della persecuzione religiosa, fr. Pacífico si rifugiò in casa di un suo fratello, dove rimase quattro mesi, dedicandosi alla preghiera. Qui la notte del 12 ottobre fu preso dai miliziani che lo portarono via a spinte e a colpi di calcio del fucile, mentre recitava il rosario, in direzione di Monteolivete fino a el Azud, vicino al fiume, dove fu ucciso.
Il giorno seguente alcuni suoi nipoti, andando al mercato a Valencia, scoprirono il suo cadavere, che teneva fortemente stretto sul petto il crocifisso con la mano sinistra. I suoi resti furono sepolti nel cimitero di Valencia, ma non poterono essere identificati.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 


Beato Pietro da Benisa (Alejandro Mas Ginestar) Sacerdote e martire
26 agosto 
>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1876 - 1936

Martirologio Romano: A Denia nel territorio di Alicante ancora in Spagna, beato Pietro (Alessandro) Max Ginestar, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che fu coronato dal martirio per Cristo nella medesima persecuzione.

Nacque a Benisa (Alicante) l’11 dicembre 1876, ultimo dei quattro figli degli sposi D. Francisco Mas e Donna Vicenta Ginestar; e fu battezzato il 12 dicembre 1876 nella parrocchia della “Purísima xiqueta” di Benisa. Entrò nell’Ordine cappuccino, vestendo l’abito il 1° agosto 1893 nel convento di S. Maria Maddalena a Massamagrell. Fece la professione temporanea il 3 agosto 1894 e quella perpetua l’8 agosto 1897.
Terminati gli studi ecclesiastici, fu ordinato sacerdote a Ollería il 22 dicembre 1900. E da allora svolse il suo ministero apostolico in diverse case della Provincia, consacrandosi principalmente all’apostolato della gioventù e della catechesi.
Si distinse sempre per la sua fedeltà alla Regola. “Era fedele osservante della Regola francescana e delle Costituzioni - dice di lui D. Francisco Barres, abitante di Massamagrell - fino al punto di lasciare i giovani alcuni momenti prima del suono della campana per un qualsiasi atto comunitario per poter arrivare in tempo”. Tutti sapevano che era “uomo di carattere, ma sapeva dominarsi e si dimostrava persona piena di bontà”. “Fu un buon religioso - afferma Donna Josefa Moreno - e, data la sua bontà, in più di un’occasione intervenne presso i suoi per risolvere situazioni difficili in famiglia, conciliando gli animi e procedendo sempre con squisita prudenza”. “Mentre era nascosto - dichiara la Sig.na Mercedes Lloris - mostrò sempre grande serenità. Pregava moltissimo e il santo Rosario lo recitavamo sempre in famiglia su suo invito”.
Pure lui si vide obbligato ad abbandonare il convento dopo il 18 luglio 1936 e si rifugiò prima in casa di alcuni amici e poi in casa di una sorella, a Vergel (Alicante). “Durante questo tempo - ricorda il Sig. Barres Ferrer - lo si vide sereno, senza lamentarsi che Dio permettesse tali cose. Dimostrò pazienza e recitava l’Ufficio divino”. “Si rendeva perfettamente conto - afferma la Sig.a María Jansarás - del grande pericolo che correvano lui e tutti, e lo diceva molto a mio padre. Ci esortava a pregare molto e ad essere sempre preparati abbandonandoci nelle mani di Dio. Durante il tempo in cui stette nascosto, ogni volta che gli facevamo visita, si mostrava rassegnato e ci ripeteva molte volte ‘che non piangessimo, perché, dal momento che Dio lo permetteva, ciò era bene per noi’. Pregava costantemente”. Fu preso dai miliziani il 26 agosto 1936 e poi ucciso nella cosiddetta “Alberca de Denia”; poi sepolto nel cimitero di Denia. Il 30 luglio 1939 i suoi resti furono esumati; il suo cranio era totalmente fracassato. Aveva ricevuto più di quattordici fucilate. I suoi resti riposano nella cappella dei martiri cappuccini del convento della Maddalena a Massamagrell.
I sentimenti di P. Pietro davanti alla morte sono condensati in alcune espressioni che egli ripeteva alla sorella: “Se vengono a prendermi, sono pronto”.

Fonte:  
 Santa Sede 
_______________________
Aggiunto il 2006-10-30

 
 



673 0

추천 반대(0)

 

페이스북 트위터 핀터레스트 구글플러스

Comments
Total0
※ 500자 이내로 작성 가능합니다. (0/500)

  • ※ 로그인 후 등록 가능합니다.