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12월4일(12월10일) 시에나의 복자 피에르 페티나뇨(베드로 테첼라노)♬태양의 찬가

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유화정 [wjyou57] 쪽지 캡슐

2011-10-17 ㅣ No.2055

 

축일 12월4일(12월10일)
시에나의 복자 피에르 페티나뇨(베드로 테첼라노), OFS
Blessed Peter Tecelano of Siena
Beato Pier (Pietro) Pettinaio Terziario francescano
 
Campi, Siena, ? - Siena, 4 dicembre 1289

신비주의자로 주목할 만한 또 하나의 성인은 시에나의 머리빗 제조공 피에르 페티나뇨(Pier Pettinagno, +1289)이다. 피에르 페티나뇨는 신곡에서 언급되었기 때문에 많은 이들에게 알려져 있다. 피에르라는 이름은 단테의 신곡 「연옥편(Purgatorio)」1)에 나오는데, 거기서 보면 사피아(Sapia)가 이 거룩한 사람에 의해 구출되었다고 한다. 그의 정직성, 선함, 자비, 겸손 등이 시에나의 난폭한 사람들에게 깊은 감명을 주었다. 피에르는 자신의 직업에 종사하면서 동시에 거룩하게 살아가는 가장 모범적인 3회원의 전형이었다. 그러나 그보다는 신비주의자였다. 카살레(Casale)의 우베르티노(Ubertino)는 그를 ‘하느님으로 충만한’ 인물로 묘사했고, 우베르티노로 하여금 ‘온전히 예수님의 삶과 마음의 비밀을 명상하는 일’을 하도록 인도한 사람이라고 하였다.2) 축일은 12월 4일이다.

참고로 단테3)는 성 프란치스코를 정말로 사랑하였고 그의 수도회를 존경하였다. 단테가 3회원이었는지는 확실하지 않다. 신곡의 천국편에 나오는 띠 이야기로는 불충분하기 때문이다. 에드먼드 가드너(Edmund Gardner)가 말하는 대로, 그가 말년에 프란치스코회 3회원이었고 프란치스칸 수도복을 입고 땅에 묻혔다는 전설은 15세기 말에서야 나온 것 같다. 3회원일 가능성이 있기는 하지만 증거는 확실하지 않다.4)
(한국 재속프란치스코회 출판부,재속프란치스코회 역사 106쪽에서)

 
 이탈리아 중부 토스카나(Toscana)의 캄피(Campi)에서 태어난 베드로 테첼라노(Petrus Tecelano)는 시에나에서 빗을 만들어 파는 일을 했다. 결혼하여 몇 년 동안 행복한 생활을 하던 중 갑자기 아내를 잃었는데 자식은 없었다. 이때 베드로 테첼라노는 자신의 모든 것을 가난한 이웃들에게 주고 작은 형제회 재속 3회원이 되었다. 그의 일생은 한마디로 외적인 큰 업적이 없는 평범한 기능공의 삶 그 자체였다.

   재속 3회원이 된 후 그는 더욱 열심히 일하였고, 밤에는 성당에서 기도하며 어떻게 하면 사부 성 프란치스코(Franciscus)를 닮을 수 있을까 하고 열심히 묵상하였다. 그때 작은 형제회의 원장이 그의 성덕을 높이 평가하여 그들이 운영하던 요양소에서 함께 살도록 배려하였다. 여기서도 그는 빗을 만들고 파는 일을 계속하였는데, 그전과 다른 점은 델라 스칼라의 병원을 자주 방문하여 병자들을 돌보는 것이었다.

   그는 관상기도에서 높은 수준에 올랐고, 또 초자연적인 은총도 많이 받았기 때문에 기적이 일어나기 시작하였다. 그의 의견이나 충고는 성직자와 신학자들조차 그 자신의 말이 아니라 천상의 말이라고 평가할 정도였다. 그는 아주 연로한 나이까지 장수하다가 선종하였다. 후대에 그의 무덤에서 기적이 일어나 1802년 베드로 테첼라노는 교황 비오 7세(Pius VII)에 의해 복자품에 올랐다.
(가톨릭홈에서)



 

 

1) 연옥편 xiii. 1278 

 2)Arbor Vitae Crucifixae (Venice, 1485), f. ib; cf. Evelyn Underhill, The Mystics of the Church (n.d.), pp. 93, 9596. Wadding의 글에 페티나뇨에 대한 설명이 있다. An. Min. v. pp. 217-23; 그리고 F. Cristofori, 'Memorie del B. Pietro Pettinagno da Siena' in Misc. Franc. v. (1890), pp. 34-52. 

3)단테를 3회원이라는 증거는 명백하지 않다. 단테가 성 프란치스코를 대단히 존경했다는 것은 <낙원편>에서 프란치스코에 대하여 쓴 것을 보면 분명하다. 그러나 그러한 감정은 3회원이 아니라도 족히 가질 수 있는 것이다. 14세기의 비평가인 Da Buti에 의하면 단테는 젊어서 프란치스코 수도회의 수련자(novice)였으나 서약을 하기 전에 나왔다고 한다. 이 진술에 대한 Da Buti의 증거는 지금 없으며 단지 다음 구절을 설명하려는 시도였는지도 모른다. 즉 <지옥편의 16 canto>에서 단테는 나르는 괴물인 게리욘(Geryon)의 관심을 끌기 위하여 그가 매었던 띠를 푸는 이야기이다. 그 끈은 ‘헛된 희망’을 나타내는 것으로 보이는데, 결실을 맺지는 못했지만 ‘띠를 매는’ 수도원에 들어가려는 시도를 얘기하는지도 모른다. 그러나 다른 주석가들은 아마 3회 회원들이 서로 회원임을 타나내기 위하여 한동안 작은 띠를 두르고 다니던 습관이 있었기 때문에 그 띠를 3회의 상징으로 간주해왔다.

4)Fdmund Gardner, 앞의 책, 71.

 

 

♬태양의 찬가

 

 

 

 

 

 

 

 

Beato Pier (Pietro) Pettinaio Terziario francescano

4 dicembre
 
Campi, Siena, ? - Siena, 4 dicembre 1289

Questo è un beato laico. Fabbrica e vende pettini; di qui il soprannome. È nato in data incerta a Campi, poi la sua famiglia si è trasferita nella vicina Siena. Sposato, ma senza figli, diventa proprietario di una casa e di una vigna, e si fa presto notare per la generosità anche verso i concorrenti: nei giorni di mercato, arriva tardi a vendere per non danneggiarli troppo. Ma non è mai in ritardo all’ospedale di Santa Maria della Scala, dove medica ferite e piaghe; né alle funzioni in chiesa; né alle case povere, dove porta aiuti insieme a otto amici (mercanti e uomini di legge).
Non lascerà scritti: anzi, saranno famosi i suoi silenzi, tant’è che spesso lo vediamo raffigurato con un dito sulle labbra. Ma le poche cose che dice (e le molte che fa) devono avere un’efficacia eccezionale. Al punto che certi trafficoni, dopo aver frodato la città, riconsegnano il denaro a lui, che lo restituisce al Comune. E il Comune lo chiama spesso per incarichi di fiducia; nel 1282 gli fa perfino scegliere i cinque detenuti da amnistiare. I francescani di Siena, quando hanno dubbi sull’autentica vocazione dei loro novizi, li fanno esaminare da lui. Alla sua vita si ispirano i più rigorosi seguaci di Francesco d’Assisi, gli “spirituali”. L’oratore domenicano Ambrogio Sansedoni, futuro beato, rinuncia a diventare vescovo perché così l’ha consigliato lui. Rimasto vedovo, vende casa e vigna per soccorrere i poveri, e vive gli ultimi anni ospite dei francescani, che seppelliranno poi il suo corpo nella loro chiesa. Spontaneamente i senesi invocano il suo aiuto e gli attribuiscono grazie e prodigi. Anche il Comune lo onora subito come beato. La conferma canonica del culto, invece, arriverà solo nel 1802. Ma già nel Trecento l’efficacia della sua preghiera è stata esaltata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purgatorio, canto XIII), dove fa dire alla nobildonna senese Sapìa Tolomei: "Io non mi sarei convertita se lui non si fosse ricordato di me". La sua tomba fu poi distrutta da un incendio e di lui restò solo un braccio, conservato dalle clarisse di Siena.

Martirologio Romano: A Siena, beato Pietro Pettinario, religioso del Terz’Ordine di San Francesco, insigne per la particolare carità verso i bisognosi e gli infermi e per la sua vita di umiltà e silenzio. 


Dicono che Pietro è onestissimo e già questo, con i tempi che corrono, basterebbe a fare di lui una persona eccezionale. Ma di lui si dicono tante altre cose; ad esempio, che è generoso oltre misura; che non ha paura di sporcarsi le mani nell’assistere i malati, che ispira e merita fiducia. Sembra sia di origini fiorentine, probabilmente di Campi, dove è nato forse nel 1189. A Siena si è trasferito giovanissimo e qui impara il mestiere di costruire pettini, d’osso o di corno, per scardassare la lana e per il telaio della tessitura. A Siena, in quello che allora si chiamava vicolo della Calcina e che adesso è intitolato a lui, viene indicata ancora oggi quella che la tradizione vuole sia stata la sua bottega. Qui “si fa i soldi” e gli antichi catasti lo descrivono proprietario di una casa e di una vigna. A Siena, però, Pietro si “converte” anche. Non sappiamo come, non sappiamo quando, ma sicuramente, ad un certo punto della sua vita, si accorge che nella vita i soldi non sono tutto. Forse ad operare questo suo cambiamento è l’incontro con la spiritualità francescana che si sta diffondendo e che lo permea a tal punto da fare di lui, da tranquillo borghese, un santo laico in piena regola. A cominciare dal lavoro, in virtù del quale gli hanno attribuito il soprannome “Pettinaio”. Dicono che a comprare i suoi pettini vada anche a Pisa e li compra a dozzine, ma prima di tornarsene a casa, passando sul ponte vecchio della città, li controlla minuziosamente uno ad uno e, man mano che ne trova di non perfettamente costruiti o rovinati, li getta in Arno. C’è qualcuno che, facendo appello al comune buon senso, gli fa notare che non sarebbe una frode vendere quei pettini sottocosto, come “merce fallata”, e ricavarne comunque un qualche utile, ma Pier Pettinaio, imperterrito, continua ad accuratamente controllare la sua merce prima di metterla in vendita, perché non vuole che nessuno riceva un danno dal suo commercio. E quello che potrebbe essere un danno per lui, si dimostra invece un’ottima referenza, che gli fa meritare la fama di miglior venditore del mercato senese. Allora, per non approfittare anche di ciò, ne inventa un’altra delle sue: arriva appositamente in ritardo a montare il banchetto sul mercato, per non fare troppa concorrenza ai colleghi. Non tutti capiscono e apprezzano questa sua strategia, ma a Pier Pettinaio basta essere a posto con la sua coscienza di commerciante che non cerca un ingiusto profitto dal suo lavoro. Il resto del suo tempo lo dedica al servizio dei malati, chinandosi a curare le piaghe più ripugnanti e a svolgere i servizi più umili, soccorrendo chiunque ha bisogno e donando generosamente del suo, perché ritiene giusto che i miserabili prendano parte della piccola fortuna che è riuscito onestamente a mettere da parte. L’amministrazione pubblica gli affida incarichi di fiducia, gli fa scegliere i prigionieri da annualmente riscattare e gli fa individuare i poveri cui assegnare un’elemosina pubblica particolare. Ed altrettanto fanno i suoi compaesani, come i trafficoni e gli evasori, che lo scelgono come intermediario per saldare i loro debiti con il fisco cittadino, mentre i francescani si affidano al suo discernimento per pronunciarsi sulle vocazioni “dubbie”. Non si tramandano suoi discorsi o proclami, piuttosto sono famosi i suoi silenzi, tanto che la sua scarsa iconografia lo rappresenta sempre con un dito sulle labbra, quasi a fare di lui il “santo del silenzio”. Le biografie non sono concordi sulla sua vita matrimoniale, e così c’è chi gli attribuisce quattro figli e chi nessuno. Certo è che ad un certo punto della sua vita si trova vedovo e solo e allora cerca ospitalità nel convento dei Frati minori di Pisa. Terziario Francescano, si spoglia di tutti i suoi beni, mentre cresce la sua fama di santità e gli si attribuiscono miracoli e profezie. Perfino Dante lo cita nel XIII canto del Purgatorio, attribuendo alle sue “sante orazioni” la salvezza dell’anima della nobildonna Sapia Salvani. Pellegrina più volte nei luoghi di San Francesco fino a che le forse glielo permettono. Sigillato poi nell’immobilità assoluta da una lunga malattia, che accetta e vive con la pazienza dei santi, muore centenario il 4 dicembre 1289. Un secolo dopo Siena lo invoca già suo protettore, ha istituito una festa solenne in suo onore il 4 dicembre e sono testimoniati pubblici pellegrinaggi sulla sua tomba. Che nel 1655, però, viene distrutta da un incendio e va così dispersa,: ma non la sua memoria, cosicchè Pio VII, il 2 gennaio 1802, riconosce ufficialmente il culto del beato Pier Pettinaio.


Autore: Gianpiero Pettiti


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Aggiunto il 2008-12-30
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